Caso Ferragni-Balocco, indagine anche a Cuneo. Gli avvocati dell’influencer dal pm a Milano: «Sarà convocata in procura»

L’imprenditrice sarà ascoltata dagli inquirenti di Milano, che al momento studiano il caso del pandoro natalizio senza ipotesi di reato e indagati

Sono due le procure che indagano sul caso del pandoro Balocco marchiato Chiara Ferragni. Oltre a quella di Milano, anche la procura di Cuneo ha aperto un fascicolo di inchiesta, per il momento senza ipotesi di reato e senza indagati. Le due procure procedono per il momento in parallelo, con quella milanese apparentemente in fase più avanzata. La procura di Cuneo, come riporta Il Secolo XIX, ha aperto il fascicolo d’indagine per competenza territoriale su Fossano, dove ha sede l’azienda di dolci Balocco. Lo scorso lunedì, il procuratore capo di Cuneo, Onelio Dodero, aveva negato l’avvio delle indagini, non avendo ancora in quel momento ricevuto alcun esposto. Ci ha pensato poi il Codacons e Assourt, che avrebbe depositato esposti sul caso della influencer in 104 procure.


L’indagine a Milano

A Milano il lavoro degli inquirenti è già nella fase di acquisizione della documentazione del procedimento avviato dall’Antitrust, che ha multato per 1 milione di euro la influencer per pratica commerciale scorretta. Su delega del pm Eugenio Fusco, la Guardia di Finanza è impegnata a raccogliere, senza ordine di esibizione, i contratti relativi alla pubblicità del pandoro Pink Christmas, che era stato sponsorizzato da Chiara Ferragni per una causa benefica a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino. Come riporta l’Ansa, la documentazione dovrebbe arrivare in procura dai legali dello studio Bana, che solitamente assistono l’imprenditrice. Già questa mattina, 21 dicembre, gli avvocati di Chiara Ferragni si sarebbero presentati in procura. In questo clima di piena collaborazione, la procura punta a ottenere e studiare tutti i documenti relativi alla vicenda, per poi convocare la stessa Ferragni. Per ora, anche l’inchiesta di Milano non ha ipotesi di reato e indagati. L’ipotesi più accreditata è che gli inquirenti possano orientarsi sul reato di frode in commercio, nel sospetto che i consumatori possano essere stati ingannati dalla promozione del famigerato pandoro.


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