Diritto allo studio in Lombardia, la battaglia per i fondi da 9 milioni cancellati e poi riapparsi nel bilancio della regione

Nella legge di bilancio risultavano tagliati 9,4 milioni di fondi, di cui gran parte destinati alle borse di studio. Solo un «taglio potenziale» secondo FdI; un «passaggio scandaloso» per l’opposizione. Ecco cosa sta succedendo

«Dai Regione, a Natale puoi», è l’ironia (amara) degli studenti. Si è scatenato un acceso dibattito in questi giorni in Consiglio regionale a Milano sulle borse di studio destinate agli universitari. Nel corso delle discussioni tra maggioranza e opposizioni, in vista dell’approvazione della legge di bilancio della Lombardia, le associazioni studentesche sono insorte esibendo striscioni e intonando cori fuori dal Pirellone. «Tagliate il pandoro, non i fondi», si leggeva in un cartello. «Questa manovra di bilancio ci disgusta», ha incalzato Udu – Unione degli Universitari di Milano. L’oggetto della discordia sono i tagli che sono stati inizialmente previsti nella manovra: 9,4 milioni in meno ai fondi per il Diritto allo studio, di cui gran parte destinati alle borse di studio. La protesta non ha riguardato solo gli studenti: anche docenti e rettori hanno preso posizione – i secondi con un documento approvato all’unanimità – contro il taglio dei fondi per il diritto allo studio. Ora, però, il taglio dovrebbe essere recuperato.


Il recupero dei fondi grazie al Fondo Sociale Europeo

È stato, infatti, approvato un emendamento della maggioranza che reintegra una porzione dei fondi regionali, ovvero 3 milioni di euro. «In questo modo si recupera parte del taglio che permette di coprire le spese necessarie fino a fine anno accademico», spiega a Open il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Michele Schiavi. «Un ripristino dei fondi non sufficiente – replica il consigliere del Pd Paolo Romano – dato l’ingente taglio previsto dalla Giunta Regionale». Per questo, l’opposizione ha deciso di presentare un ordine del giorno, ora approvato, che impegna la giunta a recuperare le risorse necessarie per coprire tutte le borse di studio, facendo leva anche sul Fondo Sociale Europeo.


Protesta degli studenti universitari contro i tagli davanti a Palazzo Pirelli, 19 Dicembre 2023, Milano

L’impennata dei costi: dove nasce il taglio dei 9 milioni

Ma per comprendere dove nasce il taglio dei 9 milioni che ha acceso opposizioni e associazioni studentesche è necessario fare un passo indietro. Negli ultimi anni c’è stata un’impennata vertiginosa dei costi per il Diritto allo studio, salita in modo significativo a circa 38 milioni di euro per l’anno accademico 2022/2023. Una somma considerevole che, di fatto, è stata coperta in via del tutto straordinaria dalle università, che hanno contribuito con ben 35 milioni di euro. Ulteriori 2 milioni sono giunti da risorse del Pnrr e da fondi straordinari statali. Un passaggio scandaloso e da non ripetersi secondo il dem Paolo Romano che sottolinea a Open come l’intervento finanziario degli atenei abbia posto gli stessi nella condizione di «sottrarre risorse al miglioramento della didattica, all’ampliamento delle aule, dei laboratori e degli studentati solo per sopperire a costi che dovrebbe garantire la Regione». In più «quest’anno – puntualizza – il fabbisogno finanziario da destinare al diritto allo studio è aumentato di ben 15 milioni di euro e forse le università non riusciranno a dare lo stesso contributo».

Schiavi (FdI): «Era un taglio solo potenziale»

Schiavi di FdI frena le polemiche e spiega l’iter che è stato percorso. «Quando la giunta regionale ha approvato il bilancio c’erano ancora delle interlocuzioni in corso tra la Regione e il governo a livello nazionale. Faccio riferimento ad accordi non chiusi in conferenza Stato-Regione», premette. «In quel momento le risorse disponibili non erano certe e in giunta è stato approvato un bilancio provvisorio che aveva determinati tagli. Questi accordi in sospeso nel frattempo sono stati chiusi e sono state recuperate risorse aggiuntive per ridurre l’entità del taglio», prosegue. «Quei 9 milioni non sono nient’altro che un taglio solo potenziale: non avrà effetti perché viene recuperato prima che possa averne», chiosa.

Cosa prevede l’ordine del giorno

Ora, però, tutto dovrebbe rientrare. L’ordine del giorno, sottoscritto da tutte le opposizioni e approvato anche dalla maggioranza, «impegna la giunta – spiega il dem Romano – a recuperare le risorse per coprire tutte le borse di studio utilizzando anche i fondi europei Fse, a sgravare i contributi delle università lombarde, ad alzare la fascia Isee così da aumentare i ragazzi e le ragazze che possano accedere alle borse di studio, e riattivare il Comitato Regionale del Diritto allo Studio con le rappresentanze studentesche».

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