La storia di Silvana Ghiazza, la prof che ha lasciato la sua eredità agli studenti dopo aver scoperto il tumore

Oggi è stata inaugurata la fondazione a suo nome che finanzierà due borse di studio

Una vita dedicata, fino alla fine, alla passione per la sua professione: l’insegnamento. Silvana Ghiazza, docente di letteratura contemporanea all’Università di Bari, è morta di tumore e ha deciso di lasciare la sua eredità agli studenti e alle studentesse meno abbienti. Prima di morire, infatti, ha dato vita a una fondazione che finanzierà due borse di studio, una diretta ai medici specializzandi in oncologia – nello specifico nella ricerca sul tumore al pancreas – e un’altra per le ragazze e i ragazzi meritevoli in letteratura. Oggi 12 dicembre, la fondazione è stata inaugurata al Museo civico di Bari, alla presenza del rettore dell’università, Stefano Bronzini, che conosceva personalmente la docente. «È stato un dono poter conoscere Silvana Ghiazza, mia collega per tanti anni, ma il dono più grande è ciò che lei ha voluto fare per il futuro. Questa fondazione è la scia di una stella cometa iniziata tanti anni fa, e merita il nostro plauso per la prospettiva che dà per il futuro», ci ha tenuto a dire.


Chi era Silvana Ghiazza

Nata nel 1948, Silvana Ghiazza ha iniziato la sua carriera da insegnante all’età di 23 anni. Per oltre 20 anni ha prestato servizio nel dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione dell’Università di Bari, dando vita negli anni a numerose pubblicazioni di letteratura. Da studi su Giacomo Leopardi ad Alessandro Manzoni, fino a Umberto Saba.


La decisione sull’eredità

La prof. Ghiazza ha scoperto di soffrire di tumore due anni fa. «All’epoca ci siamo chiesti cosa fare, visto che non abbiamo eredi», racconta il marito della docente, Raffaele Russi. «Abbiamo deciso di mettere in piedi questa fondazione, della quale sono “erede” io. Adesso faranno parte del patrimonio dell’associazione anche gli appartamenti di una palazzina che abbiamo comprato nel corso degli anni», chiosa. «Silvana era un vulcano di energia e generosità. Aveva una forza contagiosa e il percorso che abbiamo fatto insieme è stato terapeutico per lei, per me e per tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerla», ha aggiunto la dottoressa Letizia Laera, che l’ha avuta in cura e fa parte del consiglio di amministrazione della fondazione. Significativa anche la scelta della prof. Ghiazza di mettere nel Cda un suo ex alunno: si erano sono conosciuti nel suo primo anno da insegnante in una scuola di Gioia del Colle (Bari), poi lei è passata all’università, ma il rapporto di stima e fiducia tra i due ha superato i confini scolastici.

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