Attacco israeliano con droni a sud di Beirut: «Morto anche il numero 2 di Hamas»

Lo hanno reso noto fonti della sicurezza di Hezbollah al quotidiano franco libanese l’Orient de Jour

Un drone israeliano ha colpito l’ufficio di Hamas alla periferia sud di Beirut, una roccaforte degli Hezbollah sostenuti dall’Iran, secondo la National News Agency (Nna) del Libano. I media statali libanesi hanno riferito che diverse persone sono rimaste ferite per l’attacco e ci sarebbero 7 vittime. Una di loro è Saleh al Arouri, numero due dell’organizzazione, vicecapo del politburo di Hamas. Lo hanno reso noto fonti della sicurezza di Hezbollah al quotidiano franco libanese l’Orient-Le Jour. La notizia è stata poi confermata anche da Hamas, che nei suoi canali ufficiali ha parlato di «vile attacco sionista». «Un drone israeliano ha preso di mira un ufficio di Hamas ad Al-Musharrafiya, vicino ad Al-Sharq Sweets, e un certo numero di persone sono rimaste ferite», ha scritto la Nna. Mentre è smentita la morte di Kalil Al Hayya, membro del politburo, l’organizzazione conferma la morte di altri due funzionari. Samer Fendi, anche noto come Abu Amer, ritenuto responsabile del lancio di missili dal su del Libano, e Azzam Aqraa, conosciuto come Abu Ammar, indicato come braccio destro di Saleh al Arouri nel Paese.


La proposta respinta

La notizia arriva dopo che oggi, 2 gennaio, si è diffusa la voce che domenica Hamas avrebbe presentato a Israele, attraverso mediatori qatarioti ed egiziani, una proposta per un nuovo accordo sugli ostaggi. Lo ha scritto il sito Axios, citando due funzionari israeliani e una fonte informata sui fatti. Un funzionario israeliano, secondo il sito, avrebbe interpretato l’offerta come la dimostrazione che Hamas è pronto a impegnarsi in negoziati per un nuovo accordo sugli ostaggi. Ma l’offerta è stata respinta da Gerusalemme, e i combattimenti a Gaza continuano.


Il piano, secondo Axios, avrebbe previsto tre fasi, ognuna delle quali avrebbe dovuto includere una pausa nei combattimenti per più di un mese in cambio del rilascio degli ostaggi. Israele avrebbe dovuto iniziare a ritirare le sue forze da Gaza durante l’attuazione della prima fase dell’accordo, in cui sarebbe incluso il rilascio di circa 40 ostaggi, anche alcuni prigionieri palestinesi. L’ultima fase avrebbe invece incluso il rilascio dei soldati tenuti in ostaggio a Gaza. Un quadro ritenuto dal gabinetto di guerra israeliano inaccettabile. «La proposta che abbiamo ricevuto da Hamas era totalmente fuori luogo e abbiamo chiesto ai mediatori di cercare di produrre qualcosa di più accettabile. Ci stanno lavorando e vediamo cosa succederà», ha dichiarato il funzionario. «Siamo nel pre-inizio dei colloqui. I negoziati non sono più bloccati, ma non stanno ancora facendo progressi significativi».

Il bilancio

Il portavoce militare dell’Idf ha inoltre reso nota la conquista del Comando militare di Hamas nel settore Gaza-Est, composto da 37 edifici, all’interno di una zona residenziale civile, che comprende ospedali, scuole e condomini. Si avvaleva inoltre di una rete di tunnel: gli imbocchi di cinque passaggi importanti sono stati trovati dai militari israeliani. A 20 metri di profondità c’era il bunker di comando da dove Hamas ha gestito le fasi della guerra. La scoperta è stata bagnata dal sangue, visto che nel corso delle perlustrazioni gli scontri a fuoco hanno eliminato le forze di Hamas sul posto. La zona sotterranea è stata poi fatta esplodere. Nel corso di questa operazione Israele ha avuto tre morti: un ufficiale e due sergenti. Il ministero della Sanità di Hamas, intanto, ha annunciato bilancio aggiornato: 22.185 morti nella Striscia di Gaza.

L’allargamento del conflitto

Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, oggi ha chiarito nel corso di un discorso televisivo che gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza saranno rilasciati solo alle loro condizioni. «I prigionieri del nemico saranno rilasciati solo alle condizioni stabilite dalla resistenza», ha dichiarato. Aggiungendo che Hamas è «aperta» all’idea di un governo unico palestinese per Cisgiordania e Gaza. Proprio in Cisgiordania, l’esercito israeliano avrebbe arrestato oltre 2.550 ricercati dallo scoppio del conflitto con Hamas il 7 ottobre scorso. Il conteggio proviene da un comunicato diffuso ieri dall’Idf (le Forze di difesa israeliane) e ripreso dai media locali, dove si specifica anche che circa 1.300 degli arrestati erano membri del movimento islamista palestinese al potere nella Striscia di Gaza.

Israele ha confermato anche la paternità di un attacco aereo condotto ieri in Siria. «Nella notte – afferma il sito delle forze armate Idf.il – abbiamo attaccato una infrastruttura militare in Siria. Ciò in reazione ai lanci di ieri diretti verso il territorio israeliano». Risale infatti ieri, 1 gennaio, la notizia dell’esplosione di cinque razzi provenienti dalla Siria in territorio israeliano, in zone aperte, senza provocare vittime e danni. In seguito la Siria aveva denunciato a sua volta un attacco aereo israeliano avvenuto nella zona di Damasco.

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