«Cittadini di Belgorod lasciate la città», l’avviso nella regione russa dopo gli attacchi di Kiev. Stop all’ispezione dell’Aiea alla centrale di Zaporizhzhia

L’invito del governatore su Telegram: «Da oggi siamo pronti a trasportarvi a Stary Oskol e Gubkin, dove troverete stanze calde e sicure»

Alla fine l’ordine di evacuazione è arrivato. Il governatore della regione russa di Belgorod al confine con l’Ucraina, Vyacheslav Gladkov, ha suggerito agli abitanti del capoluogo regionale di lasciare le proprie case. «Da oggi siamo pronti a trasportarvi a Stary Oskol e Gubkin, dove vi troverete in condizioni confortevoli, in stanze calde e sicure», ha scritto su Telegram, rivolgendosi gli oltre 300.000 abitanti della zona, colpita da sempre più intensi attacchi ucraini. «I soccorritori del dipartimento delle situazioni d’emergenza raccomandano con urgenza di mettere il nastro adesivo alle finestre. Si tratta di un buon mezzo per proteggersi dall’onda d’urto delle esplosioni», si legge sul canale Telegram del comune. Il 29 dicembre la Russia ha l’Ucraina provocando 55 morti e il giorno dopo Kiev ha risposto con raid proprio su Belgorod, provocando 25 vittime.


Cosa succede a Zaporizhzhia

L’Aiea due giorni fa ha denunciato l’impedimento di un’ispezione da parte di personale dell’agenzia per l’energia atomica dell’Onu a tre reattori della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia. La centrale è occupata dai russi dal marzo 2022. Il Cremlino ha confermato lo stop, spiegando di aver agito per motivi di sicurezza. Secondo quanto sostenuto da Renat Karchaa, dirigente del gestore nucleare russo Rosatom, gli ispettori dell’Aiea avrebbero cercato di accedere ai “gusci di contenimento”. «Questi – ha precisato -, specialmente i gusci sigillati, non sono musei, non sono aree aperte al libero passeggio. Quando sono in modalità ‘sigillata’, è proibito l’accesso al personale, che è invece consentito per una giustificazione inequivocabile e in casi di emergenza». Secondo quanto invece denunciato dal capo dell’Aiea, Rafael Grossi, gli esperti non hanno potuto accedere alle zone per ben due settimane.


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