Caso Pozzolo, due testimoni inchiodano il deputato FdI: «È stato lui a sparare»

L’arma però è finita anche nelle mani di un agente della scorta. Le indiscrezioni sulle indagini

Secondo quanto riporta oggi Il Corriere della Sera due testimoni forniscono una versione precisa e identica della dinamica della serata nel casolare a Rosazza, nel biellese, dove la notte di Capodanno un colpo, partito da una pistola appartenente al deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo, ha ferito Luca Campana, l’elettricista e genero del caposcorta di Andrea Delmastro. Campana  ha detto ai magistrati che l’arma ce l’aveva il parlamentare, mentre quest’ultimo sostiene di non aver sparato. Nei verbali dei carabinieri ben due persone concordano con il fatto che a sparare, dalla mini-pistola North American arms LR22, invece fosse proprio Pozzolo.


La dinamica e i due testimoni

Sono il sottosegretario Del mastro e la sorella Francesca che a Rosazza è il sindaco a organizzare il cenone nel casolare della pro loco. Sono in tutto 35 invitati, diverse famiglie con bambini, ci si organizza per il cibo. Dopo il, brindisi di mezzanotte si decide di rimanere ancora un po’ ed è lì che arriva Pozzolo, solo. Qualcuno, secondo quanto riporta il Corriere, ha detto ai militari che «sembrava su di giri, piuttosto brillo». All’una si decide di andare tutti via. Del Mastro va con alcuni avanzi verso la macchina, anche altri invitati sono intenti a caricare i mezzi. Pozzolo rimane nel salone con alcuni invitati. E lì parte lo sparo. Campana sente un forte dolore alla gamba. Va in bagno, nota il buco. Capisce di esser ferito e data la situazione i presenti decidono di chiamare i soccorsi e i carabinieri. Ed è qui che le versioni tra alcuni presenti e il parlamentare discordano. Pozzolo sostiene di esser sì proprietario dell’arma ma di non aver sparato ma ben tre persone lo smentiscono nei verbali. Il primo spiega di essere uscito dalla sala poco prima dello sparo. Gli altri due erano invece lì vicino, hanno visto la scena. «Quando è partito il colpo l’arma era in mano a Pozzolo, è stato lui a sparare», concordano entrambi. Nessuno ritiene che sia stato un gesto volontario, anzi. Tutti parlano di un incidente, di un colpo partito in modo involontario.


Le impronte sull’arma

Inizialmente il deputato ha rifiutato l’esame stub e l’analisi dei vestiti perché «non poteva tornare nudo» a casa. Solo alle 7 del primo si ripresenta in caserma per sottoporsi allo stub e far esaminare i capi. Decise saranno le impronte rilevate sull’arma. Qui Repubblica anticipa che in due avrebbero impugnato l’arma. Si tratterebbe di un agente della scorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Il dettaglio, spiega il quotidiano, emerge dopo l’audizione, in procura a Biella, dei primi testimoni. Se l’ipotesi trovasse conferme scientifiche, come l’analisi delle impronte, si aprirebbe uno scenario più complesso, precisa Repubblica. La pistola sarebbe passata dalle mani di Pozzolo a quelle dell’agente perché proprio quest’ultimo avrebbe voluto osservare l’arma. Resta da capire nelle mani di chi fosse davvero quando è partito il colpo. Un testimone ricorda la presa in giro sulla mini North American arms. «Che roba è? Sembra una pistola giocattolo, una pistola da donna». Qualche minuto dopo lo sparo.

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