Polemiche sui saluti romani per Acca Larenzia, attesa informativa della Digos. Tajani condanna, Rampelli (FdI): «Distanza siderale da noi» – Il video

Durissime condanne dai partiti di centrosinistra, ma anche da Forza Italia e Noi moderati si prendono le distanze. Il Pd intanto presenta un’interrogazione al governo

È attesa in procura a Roma un’informativa della Digos su quanto successo anche quest’anno il 7 gennaio alla commemorazione dei fatti di via Acca Larenzia, davanti all’ex sede dell’Msi. Sulla base della relazione degli agenti della Digos i magistrati dovranno valutare l’eventuale apertura di un fascicolo d’indagine. Il primo ad annunciare un esposto in procura è stato il vicepresidente della Camera, il grillino Sergio Costa, «per accertare eventuali reati commessi, tra cui apologia di fascismo, durante la commemorazione». Come mostrano diversi video diffusi sui social, in centinaia hanno partecipato alla manifestazione tra saluti romani e il rituale grido «Presente!», in ricordo del 7 gennaio 1978, quando due giovani esponenti del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, sono stati uccisi, e poi negli scontri con le forze dell’ordine anche Stefano Recchioni, della destra sociale. Tra i primi a prendere le distanze nel governo sulla commemorazione è stato il vicepremier e presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha ribadito come il suo sia un partito «antifascista. Chi ha avuto un comportamento del genere certamente deve essere condannato da parte di tutti, come devono essere condannate tutte le manifestazioni di sostegno a dittature. C’è una legge che prevede che non si possa fare apologia di fascismo nel nostro paese, è vietato dalla legge». In Fratelli d’Italia è il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, a smarcarsi dalle polemiche, provando a minimizzare la manifestazione: «È una partecipazione spontanea, non si può configurare come una organizzazione in quanto tale, ma se qualcuno vuole indagare fa bene a farlo, ma resta la distanza siderale da FdI».


Schlein: «Inaccettabile, presto interrogazione»

«Non è in discussione l’umana pietà per i morti e neanche la condanna della violenza politica di ieri e di oggi. Tutta, senza distinzione. Ma il saluto romano, fatto in occasione del ricordo di Acca Larenzia, è esso stesso simbolo di morte, violenza e sopraffazione. Per questo dovrebbe essere condannato in primo luogo dalle forze politiche. Tutte. Chi non lo fa è complice», ha detto il deputato del Pd Nicola Zingaretti, mentre piovono polemiche contro maggioranza e governo. All’appuntamento romano si tengono da sempre saluti romani e grida squadriste. Anche quest’anno. Puntualmente dopo che personaggi istituzionali, come il governatore della Regione Lazio Francesco Rocca, hanno abbandonato il presidio. «Roma, 7 gennaio 2024. E sembra il 1924. Presenteremo un’interrogazione al Ministro Piantedosi, quel che è accaduto non è accettabile. Le organizzazioni neofasciste vanno sciolte, come dice la Costituzione», scrive sui social la segretaria Pd, Elly Schlein. «Questa è una vergogna inaccettabile in una democrazia europea», ha commentato il leader di Azione Carlo Calenda. «Un signore alla prima della Scala grida “Viva l’Italia antifascista”, cioè il principio base della nostra Costituzione, e viene immediatamente identificato dalla Digos come se fosse un potenziale pericolo. Centinaia di persone si radunano in via Acca Larenzia, ogni anno, facendo chiara apologia del fascismo a braccio teso, cioè contro la Costituzione, e nessuno interviene, né li identifica, né lo impedisce. Il mondo alla rovescia, la vergogna è questa qui», ha fatto eco Laura Boldrini, deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.


La risposta del presidente di Regione Rocca

Ieri sera il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che aveva preso parte alla manifestazione, aveva spiegato: «La cerimonia istituzionale a cui ho preso parte, e alla quale ha partecipato l’assessore di Roma Capitale Miguel Gotor, è stata estremamente composta e animata dalla sola intenzione di ricordare tre vittime degli Anni di Piombo. Nessun saluto romano davanti ad alcuna carica istituzionale, come lo stesso Gotor può confermare. Se ci fossero stati saluti romani non avrei esitato a stigmatizzarli e a prenderne le distanze».

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