Nuovo anniversario, vecchie polemiche: così come nel 2019, fa discutere il ritrovo degli esponenti di estrema destra per commemorare le vittime di Acca Larenzia, la via di Roma dove il 7 gennaio del 1978 due giovani attivisti del gruppo post fascista Fronte della Gioventù furono uccisi in un agguato davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano (un terzo morì poche ore dopo in uno scontro con le forze dell’ordine). Secondo quanto racconta la Repubblica, alla cerimonia del 46esimo anniversario dell’attentato è andato in scena un copione fatto di saluti romani e grida squadriste. Erano presenti anche il governatore della Regione Lazio Francesco Rocca e l’assessore capitolino alla Cultura, Miguel Gotor: una breve apparizione, il tempo di deporre una corona di fiori nel piazzale dove c’è la targa in ricordo delle tre vittime. I militanti, invece, hanno poi raggiunto la sede del Msi, dove era presente anche il vicepresidente
della Camera ed esponente di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli. E lì sono continuati i saluti romani, di fronte a un manifesto nero con il titolo «presente, presente, presente» e in alto una croce celtica bianca. Il Pd di Roma e +Europa hanno chiesto al presidente Francesco Rocca e alla premier Giorgia Meloni di prendere le distanze. «Braccia tese e saluti romani alla presenza del presidente del presidente Rocca e della vicepresidente Angelilli. Commemorare i morti è una cosa, dare copertura istituzionale ad adunate fasciste è altro», ha scritto Emanuela Droghei, consigliera regionale e coordinatrice della segreteria dem della Capitale. Presto arrivata la risposta di Rocca, che definisce le accuse «false, surreali e diffamatorie». Per poi aggiungere: «Se ci fossero stati saluti romani non avrei esitato a stigmatizzarli e a prenderne le distanze».
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