Corrado Guzzanti e la satira di oggi cambiata in peggio: «Censurare per non offendere le minoranze? Non funziona»

Per l’attore il politicamente corretto sta uccidendo la comicità

Corrado Guzzanti tornerà dal 12 gennaio su Sky con una serie tv: I delitti del BarLume 11 di Roan Johnson. Tre episodi tra giallo e commedia, mentre spera di tornare in teatro a fine anno e continua a scrivere film e serie. In un’intervista a la Repubblica oggi parla prima di tutto del suo personaggio Paolo Pasquali, sindaco di un paesino veneto che «è molto contemporaneo perché è opportunista, se lo sgrulli per le caviglie non viene fuori neanche un mezzo ideale. Va dove tira l’aria, è molto simile ai politici di oggi. Se ha un ideale è Tassone (Michele Di Mauro), lo adora, l’ha aiutato a diventare ministro. È il suo mentore». Ma quando parla della sua carriera e della satira di oggi dice che tutto è cambiato in peggio. E che il politicamente corretto sta uccidendo la comicità.


I partiti come comitati d’affari

«Oggi i partiti sono comitati d’affari, giustissimo continuare a fare satira, ma l’idea di commentare quello che ha twittato Salvini mi fa tristezza, non mi ispira creatività. Spero di tornare a teatro… Anche se non ho più il fisico per la vita da autogrill», spiega a Silvia Fumarola. Lui ha fatto parte della stagione d’oro di Raitre, ma se ci pensa gli viene «tristezza. Vedo molto poco la Rai in generale, La7 di Andrea Salerno segue il filone della Terza rete, fa cose belle, interessanti. La Rai non potrà più avere una stagione come quella». Mentre la satira, a suo parere, «è cambiata in peggio. Non so se il politicamente corretto abbia le ore, i giorni o gli anni contati, ma me lo auguro. Ha visto Ricky Gervais o Louis C.K.? Uno humour che a noi appartiene meno, anche gigantesche volgarità. Ma il principio per cui devi censurare qualunque cosa possa offendere una minoranza non può funzionare, non si può pretendere. Il principio deve essere che se ti offendi è un problema tuo».


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