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«Olindo Romano e Rosa Bazzi sono innocenti»: perché ci sarà un nuovo processo sulla Strage di Erba

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Le nuove prove ammesse dalla Corte d'Appello di Brescia. Le intercettazioni e le consulenze. E le piste alternative per spiegare la strage

Olindo Romano e Rosa Bazzi sono innocenti? La Corte d’Appello di Brescia ha ammesso il ricorso per la revisione del processo sulla strage di Erba, che ha condannato marito e moglie per gli omicidi di Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, Paola Galli e Valeria Cherubini e per il tentato omicidio di Mario Frigerio, avvenuti l’11 dicembre 2006. Il primo marzo 2023 si svolgerà la prima udienza. Tre diverse istanze di revisione del processo erano state presentate quasi in contemporanea. Ovvero quella del sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser, quella del tutore dei due e quella degli avvocati Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux. A marzo si stabilirà quali nuove fonti di prova entreranno nel processo bis.

Le nuove prove

Tra queste ci sono sette consulenze, intercettazioni ambientali, telefoniche e audiovideo e una decina di testimoni. La Corte potrebbe anche decidere di non ammetterne nessuna e chiudere tutto in un giorno. Oppure potrebbe ammetterne qualcuna o tutte, riaprendo di fatto il dibattimento. Nel dettaglio, le prove pro-revisione sono cinque:

  • la testimonianza di Frigerio, che secondo gli avvocati di Olindo e Rosa è stata indotta dalla polizia per creare una falsa memoria sui due coniugi;
  • la macchia di sangue nell’auto di Olindo Romano: la loro difesa nega e ipotizza addirittura una frode processuale, mentre la repertazione sarebbe stata effettuata con metodi non trasparenti;
  • la confessione di Olindo e Rosa sarebbe stata estorta con «invadenza psicologica», se non una vera e propria «circonvenzione»;
  • la frase scritta da Olindo su una Bibbia, interpretata come una confessione, mentre ce ne sono altre che lo assolvono insieme alla moglie;
  • il distacco della luce che sarebbe solo un’ipotesi, mentre i consumi elettrici proverebbero la presenza di qualcuno in casa già nel pomeriggio.

Poi c’è il testimone Abdi Kais, mai sentito all’epoca dei fatti. Aveva riferito di una faida con un gruppo rivale che riguardava lo spaccio di droga ed era legato ad Azouz Marzouk, marito di Raffaella Campagna.

Le intercettazioni e la consulenza

Un ex carabiniere invece ha riferito della mancanza della metà delle intercettazioni. Mentre una serie di consulenze valuta un contrasto tra le ricostruzioni della polizia e proprio le consulenze dell’epoca dei fatti. E la prima testimonianza di Frigerio, che ha successivamente riconosciuto Olindo come uno degli aggressori ma nell’immediato aveva parlato di un uomo dalla carnagione olivastra. Beppe Castagna, fratello di Raffaella, in un’intervista a Repubblica oggi ricorda di aver querelato Antonino Monteleone, Marco Occhipinti e Le Iene, che additarono la sua famiglia come i possibili assassini. Mentre Rosa Bazzi disse che avrebbe voluto guardarli negli occhi per capire chi fosse l’assassino: «L’omicidio di nostra madre, di nostra sorella e del bambino era stato premeditato. Ci avevano provato altre due volte. Fu solo una storia di odio. Odio reale».

La ricostruzione

L’indagine sulla strage di Erba comincia l’11 dicembre 2006, quando un vigile del fuoco accorso per un incendio in via Armando Diaz 25 in una palazzina al primo piano scopre quattro cadaveri. Le indagini puntano sui vicini di casa. L’unico sopravvissuto, Frigerio, riconosce Olindo come l’uomo che l’ha colpito alla gola. Mentre nella loro auto la polizia trova macchie di sangue della vicina di casa. IL 10 gennaio 2007 arriva la confessione di Rosa e Olindo. La 30enne Raffaella Castagna è stata uccisa a colpi di spranga, accoltellata e sgozzata. Paola Galli e Youssef a coltellate: il bambino è morto dissanguato. La colpa dei vicini Cherubini e Frigerio è invece quella di essere accorsi una volta sentite le urla. Lei viene uccisa sulla porta, lui viene colpito sulle scale.

Le piste alternative

La prima pista degli inquirenti è quella del regolamento di conti tra bande rivali, mentre si accerta che il marito di Raffaella, il tunisino Azouz Marzouk, è fuori dall’Italia. Poi arrivano le attenzioni su Olindo e Rosa. I due si difendono mostrando lo scontrino di un pasto da McDonald’s, i cui orari però non sono compatibili per scagionarli dall’omicidio. I due rendono confessioni separate e rivelano dettagli che solo l’omicida poteva conoscere: la posizione dei cadaveri, il distacco dell’energia elettrica, il fuoco alimentato con i libri. Poi ritrattano. La difesa parla anche di errori nelle ricostruzioni. Alla fine è Frigerio che al processo dà la testimonianza decisiva: «Ho la certezza assoluta che ad aggredirmi sia stato Olindo. L’ho riconosciuto, ma non capivo perché. Mi guardava fisso, aveva due occhi da assassino. Uno sguardo che non dimenticherò mai».

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