«Volevo solo essere pagata»: 23enne invalida aggredita dall’ex datore di lavoro con calci e pugni

La giovane soffre di “epilessiacriptogenica focale, sindrome di sjogre primaria sistemica”. Era andata a chiedere l’ultimo stipendio che le era dovuto

«Urlava contro di me dicendomi che mi avrebbe tagliato la gola, mi definiva z***»: questo il racconto di una ragazza di 23 anni, invalida, che ha denunciato le violenze del suo ex titolare. A scatenare la violenza dell’uomo sarebbe stata semplicemente la sua richiesta di essere pagata per il lavoro che aveva fatto. Tutto ha inizio quando la giovane, lo scorso agosto, viene contattata su LinkedIn dall’azienda New Home Solution Srl, per una posizione aperta nella sede di Milano. Nel colloquio spiega chiaramente la sua situazione: soffre di “epilessiacriptogenica focale, sindrome di sjogre primaria sistemica”, che rientra nella categoria protetta prevista dalla legge 68/99. Per il titolare, però, non sembra essere un problema, dal momento che decide di assumerla.


Il mancato stipendio

Il lavoro avrebbe dovuto iniziare l’11 settembre. Ma sul contratto la data riportata era quella del 2 ottobre: un primo mese, insomma, pagato in nero. Prima, ma non ultima, ingiustizia che la ragazza sostiene di aver subìto. Il suo periodo di prova termina infatti il 23 novembre, e a quel punto scopre che non verrà rinnovata: «Secondo il titolare, lavoravo male e avevo sempre malesseri che inventavo, pur sapendo ed essendo a conoscenza fin dall’inizio delle mie disabilità». Ma la situazione degenera definitivamente quando, dopo una proposta (rifiutata) di continuare a lavorare in nero e il successivo il licenziamento, la ragazza si accorge che il suo ultimo mese di lavoro non è stato pagato. La giovane chiede spiegazioni al consulente del lavoro, che a sua volta le dice di rivolgersi direttamente al titolare. Quest’ultimo le avrebbe risposto via messaggio «che siccome avevo solo creato problemi mi sarei potuta rivolgere a qualunque autorità ma non mi avrebbe liquidata». Ma la giovane non si rassegna, e l’8 gennaio, tra le 18.30 e le 19, decide di presentarsi personalmente nella sede della società. E lì, incontra il suo ex capo.


L’aggressione

«Appena ci siamo incontrati, lui mi invitata a uscire fuori dall’azienda – ha raccontato ancora la giovane alle forze dell’ordine e a Fanpage.it – senza ascoltare il motivo per il quale fossi lì. Io rifiutavo poiché continuavo a insistere per volere delle risposte ai mancati pagamenti e alla fine in maniera bruta e violenta, mi colpiva con la sua mano destra sulla parte sinistra del mio viso, facendomi cadere a terra, dopodiché mi afferrava dai capelli e cercava di trascinarmi fuori dalla porta». Nel caos generale, al cospetto di altre tre ragazze che hanno provato ad allontanare l’uomo, la 23enne riesce a scappare in bagno e poi in sala riunioni, dove chiama il 112. Appena chiusa la telefonata, «l’uomo si avvicinava nuovamente, mi afferrava ancora dai capelli e trascinandomi mi strappava dal collo le tre collane che indossavo, mi faceva cadere nuovamente a terra prendendomi a calci e a pugni colpendomi al volto, alla schiena, alle labbra e al ginocchio». La giovane, ricoverata all’Ospedale policlinico di Milano, è stata dimessa con una prognosi di dieci giorni. Secondo quanto emerge dal referto, ha riportato «tumefazione ed ecchimosi peri orbitaria sinistra, lieve emorragia congiuntivale Os, tumefazione labbro superiore con escoriazioni, lieve tumefazione ginocchio sinistro con ecchimosi superficiale».

Foto copertina: Fanpage

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