Chiara Ferragni, un caso anche la bambola Trudi. L’ad dell’associazione Usa anti-bullismo: «Non so chi sia, non ci ha mai versato un euro»

Il programma «Zona Bianca» ha ottenuto risposta dalla fondatrice di “Stomp out bullying”. L’influencer: «Risponderò solo alla magistratura»

Sembra non esserci tregua per Chiara Ferragni. I guai sono iniziati con la multa dell’Antitrust per pratica commerciale scorretta riguardo al pandoro griffato #PinkChristmas, cui ha fatto seguito l’indagine per truffa aggravata a carico anche di Alessandra Balocco, presidente dell’azienda dolciaria. Nel frattempo si era aperto un caso anche sulle uova di Pasqua di Dolci Preziosi finite sotto indagine. Ora anche la bambola Trudi potrebbe complicare ulteriormente la posizione dell’influencer sul tema della beneficenza. La bambola alta 34 centimetri all’epoca del “debutto” venne presentata così: «Visto che molti di voi hanno amato la bambola Chiara Ferragni che creammo per il nostro matrimonio (con il rapper Fedez, ndr) abbiamo deciso di creare un’edizione limitata della Chiara Ferragni Mascotte: si vende ora su The Blonde Salad e tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore». I giornalisti del programma Zona Bianca hanno contattato su LinkedIn la ceo e fondatrice di Stomp out bullying, Ross Ellis, che, sollecitata sulla vicenda, avrebbe affermato di non sapere «chi sia questa donna (Chiara Ferragni, ndr)» e di «non aver ricevuto alcuna donazione». Seccata, la donna ha chiesto di non essere più contattata in merito.


Una possibile altra grana per Ferragni, che per parare i colpi ieri ha fatto diffondere dal suo staff una nota ufficiale per chiarire la sua posizione sulle vicende aperte: «In seguito a continue sollecitazioni ricevute da vari organi di informazione Chiara Ferragni, anche in qualità di Amministratore Delegato di TBS Crew Srl e di Fenice Srl, ribadisce che risponderà esclusivamente alle autorità competenti a cui conferma la propria fiducia ed è a loro disposizione per chiarire quanto accaduto». L’imprenditrice-influencer deve cercare di frenare scelte negative di altre aziende, dopo che alcuni brand hanno interrotto alcune collaborazioni con lei: dopo l’annuncio di Coca-Cola, che ha fatto sapere che Ferragni non sarà sua testimonial nel 2024, anche Monnalisa, azienda aretina che produce abiti per bambini, starebbe valutando di tagliare i ponti dopo l’affaire Balocco. 


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