Strage di Viareggio, la Cassazione conferma le condanne ma rimanda il calcolo della pena. I familiari delle vittime: «È una barzelletta»

Tra gli imputati per cui è stato chiesto un nuovo giudizio d’appello c’è anche Mauro Moretti, ex ad di Ferrovie. I suoi legali: «Per lui nessun rischio carcere»

La Cassazione ha disposto un terzo processo di fronte alla Corte d’Appello di Firenze per alcuni imputati nel processo per la strage di Viareggio, l’incidente ferroviario che il 29 giugno 2009 causò 31 morti. I giudici di terzo grado hanno confermato «le responsabilità penali e civili già accertate» ma ha chiesto che le pene inflitte siano rideterminate in base all’applicazione delle attenuanti generiche. Tra gli imputati per cui è stato chiesto un nuovo rinvio c’è anche Mauro Moretti, l’ex ad di Fs e Rfi condannato nel processo di appello-bis a 5 anni di carcere. Con la sentenza di oggi, arrivata dopo cinque ore in camera di consiglio, la Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso degli imputati, annullando di fatto la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze il 30 giugno 2022. L’annullamento non riguarda l’accertamento delle responsabilità in sé, ma solo l’entità delle pene inflitte. E gli avvocati di Moretti sono certi che il loro cliente non vedrà il carcere: «Il ricalcolo della pena evita il rischio degli arresti per Moretti. Il carcere non lo rischia sicuramente: la riduzione della pena che potrebbe essere comminata a Firenze la farà scendere, non sarà più pari a cinque anni», ha spiegato l’avvocato difensore Ambra Giovene.


L’iter giudiziario

Il verdetto dei giudici romani rappresenta di fatto il quinto grado di giudizio e arriva a poco più di 10 anni dall’inizio del processo, nel 2013. L’incidente ferroviario che si verificò a Viareggio, in provincia di Lucca, il 29 giugno 2009 uccise complessivamente 32 persone e causò centinaia di feriti. Il disastro ebbe origine dallo svio di un treno merci, che provocò una reazione a catena: prima il danneggiamento di una cisterna di Gpl, poi un incendio e infine un’esplosione. La sentenza di primo grado del 2017 porta alla condanna di 23 persone, compresi Mauro Moretti (ad di Ferrovie), Michele Mario Elia (ad di Rfi) e Vincenzo Soprano (ad di Trenitalia). Nella sentenza di oggi, la Cassazione ha confermato l’accusa di disastro ferroviario nei loro confronti, mentre le accuse per lesioni e omicidio colposo erano state già dichiarate prescritte anni fa.


La reazione dei familiari delle vittime

Il verdetto dei giudici romani non è stato accolto positivamente dai familiari delle vittime, che dopo l’incidente si sono riuniti per dare vita all’associazione “Il mondo che vorrei”. «Sette gradi di giudizio, è una presa per i fondelli, siamo la barzelletta d’Italia», ha commentato a caldo Daniela Rombi, uno dei familiari delle vittime, al Corriere Fiorentino. È più cauto Marco Piagentini, presidente dell’associazione, che aggiunge: «L’unica cosa che abbiamo capito è che sono state riconosciute le responsabilità. Ora vogliamo capire bene con i nostri avvocati il dispositivo della sentenza». In occasione della sentenza di oggi, i familiari delle vittime hanno organizzato un sit-in davanti alla Cassazione.

Foto di copertina: ANSA/Angelo Carconi | Familiari delle vittime mostrano le foto al termine dell’udienza alla Corte di Cassazione (Roma, 15 gennaio 2024)

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