Scontro sulle Regionali, Crippa (Lega) e la frecciata a Meloni: «In questi momenti si sente la nostalgia del Cav» – Il video

Gasparri: «Berlusconi era più generoso, diede regioni importanti alla Lega anche quando non aveva i numeri»

E’ ancora stallo nelle trattative sulle Regionali, con il conto alla rovescia per la presentazione delle liste che scorre e ancora nessuna pace definitiva all’interno del centrodestra sulla Sardegna (e non solo). Così, in attesa che il vertice tra i leader sia confermato e si svolga effettivamente, sono i dirigenti dei partiti più scontenti, Lega e Forza Italia, a prendere la parola. A stretto giro, si presentano davanti alle telecamere di fronte a Montecitorio sia il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, sia il presidente del gruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri. E entrambi, con sfumature diverse, invocano una presa di responsabilità da parte di Giorgia Meloni nel risolvere la situazione: «In questi momenti si sente la mancanza di Silvio Berlusconi» nel centrodestra, dice Crippa ai giornalisti. «Cercheremo di trovare la quadra ma si sente la mancanza di Berlusconi – insiste -. Comunque la posizione della Lega resta a favore della ricandidatura degli uscenti, non esistono compensazioni», spiega. In realtà su qualche compensazione si è lavorato a lungo, ma nessuna delle strade tentate dal Carroccio ha poi portato ad una soluzione sia quando, come anticipato da Open, si è trattato sulla Basilicata, sia quando si è parlato di terzo mandato. Crippa ha poi confermato che con Vannacci il dialogo è in corso: «Sicuramente c’è un feeling, c’è una compatibilità di idee e di visione politica. Per lui, le porte del partito sono aperte, perché la pensa come noi».


Sulla stessa linea almeno quando si parla di un maggior ruolo del capo della coalizione (perché la compensazione eventuale potrebbe penalizzare proprio gli azzurri che hanno al voto sia la Basilicata sia il Piemonte) anche paradossalmente Maurizio Gasparri: «E’ legittimo che FdI voglia pesare di più – dice – perché ci sono dei numeri, dei fatti che in democrazia pesano. Poi bisogna farlo con garbo, anche tenendo conto che chi guida a volte fa dei sacrifici per l’unità». E anche qui il riferimento è al Cav: «Berlusconi diede alla Lega la presidenza del Piemonte, della Lombardia e del Veneto molti anni fa quando la Lega non aveva numeri nazionali così forti per l’unità della coalizione. Quindi chi ha più numeri ha più diritti, tanto che Meloni è presidente del Consiglio e ci mancherebbe altro, e anche più doveri. Poi deve tenere un po’ unita la coalizione, ho citato Berlusconi per la sua generosità», aggiunge. 

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