La versione di Emanuele Pozzolo sullo sparo di Capodanno: «La pistola mi è caduta e qualcuno l’ha armata»

Ma il deputato di FdI sospeso non ha detto chi l’ha raccolta. L’atteggiamento «poco collaborativo» secondo i carabinieri

La pistola gli scivolata dalla tasca del giubbotto. E qualcun altro l’ha raccolta e poi ha armato il cane. Lasciando poi partire involontariamente il colpo. È questa la versione che il deputato sospeso di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo ha dato ai carabinieri la notte di Capodanno, subito dopo lo sparo che ha ferito Luca Campana all’ex asilo di Rosazza in provincia di Biella. Confermando così quello che invece ha detto a mezza bocca nelle interviste successive. Ovvero che non ha sparato lui. Ma a quanto pare Pozzolo non ha detto chi ha raccolto la pistola. Vicino a lui c’erano proprio Campana e Pablito Morello, agente di polizia penitenziaria e caposcorta di Andrea Dalmastro. Entrambi lo hanno smentito durante le loro testimonianze.


«Voglio andare a casa»

A raccontare la versione di Pozzolo ai carabinieri è oggi La Stampa. Il deputato quella sera reagisce male alle richieste dei carabinieri di effettuare il test dello Stub e di avere i suoi vestiti. Decide di far valere l’immunità parlamentare. Poi arriva il padre, avvocato, e cambia idea. Ma i vestiti non li consegna nemmeno quando la richiesta arriva dalla procuratrice Francesca Ranieri. «Voglio andare a casa», dice ai carabinieri che lo interrogano. Perché «la mia priorità ora è riposare». Tanto che i carabinieri metteranno a verbale che durante l’interrogatorio è stato «poco collaborativo». Morello e Campana invece dicono che Pozzolo non sembrava esperto nel maneggiare la pistola e che l’avrebbe anche appoggiata su un tavolo. Morello fa mettere a verbale di aver sentito il genero Campana rivolgersi a Pozzolo dicendogli «mi hai sparato».


Il ruolo di Morello

E l’agente di polizia penitenziaria dice di aver preso la pistola «con entrambe le mani» per metterla in sicurezza. Quindi sull’arma ci saranno sicuramente le sue impronte digitali. Pozzolo, dicono anche gli altri testimoni, era «allegro», quasi brillo. Ma la sua descrizione dei fatti esclude sue responsabilità sullo sparo: «La pistola mi è scivolata dalla tasca del giubbotto. Qualcuno l’ha raccolta e ha armato il cane». Poi il colpo. I tamponi presi sulle mani e sui vestiti di Pozzolo sono analizzati dal Ris di Parma. Dovrebbero emergere tracce chiare del fatto che abbia o no impugnato la pistola. E c’è anche attesa per i risultati della perizia balistica della consulente tecnica Raffaella Sorropago. Che però ha potuto esaminare la sede della Pro Loco soltanto molti giorni dopo l’accaduto.

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