Il calendario dell’esercito italiano che celebra prima e dopo l’8 settembre 1943. Scoppia la polemica politica: «Revisionismo»

Il documento celebra esclusivamente militari che si distinsero anche nella lotta per la Liberazione. Ma c’è chi solleva dubbi

«Per l’Italia sempre… prima e dopo l’8 settembre 1943», cioè prima e dopo l’armistizio con il fascismo. Questo il titolo del calendario 2024 dell’Esercito italiano. Il caso è stato sollevato da Repubblica. L’8 settembre del 1943 venne firmato l’armistizio di Cassibile tra l’Italia e gli Alleati. Una data storica, che fa da spartiacque nel ruolo dell’Italia nel corso della Seconda guerra mondiale. Fu firmato dal generale Giuseppe Castellano, a nome del generale Pietro Badoglio, e dal generale Walter Bedell Smith, a nome del generale Dwight D. Eisenhower. Cinque giorni dopo verrà annunciata la resa dell’Italia agli Alleati con le truppe naziste che danno inizio all’occupazione del Nord Italia. «Attraverso la rievocazione di quei tragici eventi (la seconda guerra mondiale, ndr) – recita il comunicato di presentazione – si è voluto rendere omaggio agli uomini che a quei fatti parteciparono con l’assoluta consapevolezza di servire la Patria, sia prima sia dopo l’8 settembre 1943, onorando il giuramento prestato. Sono stati pertanto selezionati alcuni ufficiali, sottufficiali e soldati, insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Militare per atti eroici compiuti dopo l’armistizio e che si sono particolarmente distinti anche nel periodo precedente».


Grimaldi (Avs): «Venti di revisionismo»

Sebbene si sia scelto di premiare esclusivamente militari che si distinsero durante la lotta per la Liberazione, l’iniziativa, forse per il titolo iniziale, ha portato comunque a polemiche: «Si pone nel solco della riabilitazione dei ‘ragazzi di Salò‘ e dell’amnesia sulle responsabilità italianissime del fascismo», denuncia il vicecapogruppo alla Camera di Alleanza verdi sinistra, Marco Grimaldi. I calendari esistono da fine ‘800 ma solo dal 1997 lo Stato Maggiore ha disposto la realizzazione di uno unico. Spesso si utilizza un anniversario per ricordare, come fu nel 2023 proprio per l’armistizio del 1943. Stavolta però c’è «l’intento di uniformare il periodo storico della dittatura fascista appare evidente e arbitrario – continua Grimaldi – Non si può certo ignorare che venti di revisionismo soffiano attorno alle più alte cariche dello Stato e si riverberano a ogni livello». Secondo la ricostruzione di Repubblica a volere il calendario sarebbe stata la sottosegretaria Isabella Rauti che però, spiegano fonti della Difesa, non ha alcun potere nella scelta delle commemorazioni.


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