Da Sala a De Luca, gli amministratori locali Dem smontano l’autonomia differenziata: «È tutto un bluff»

Per il sindaco di Milano la legge Calderoli «è solo scena». Per il governatore della Campania «un vero e proprio Controrisorgimento»

Non provengono solo da Sud le critiche nei confronti del disegno di legge sull’autonomia differenziata che ieri ha passato il primo scoglio in Parlamento. Ad aggiungersi all’elenco di chi in queste ore storce il naso di fronte al provvedimento è il sindaco di Milano, Beppe Sala. «La legge Calderoli è solo scena», scrive il primo cittadino sul suo profilo Instagram. Il provvedimento che ha ricevuto ieri il primo via libera del Senato permette alle Regioni a statuto ordinario di gestire autonomamente fino a 23 materie: dai servizi sanitari ai trasporti, passando per la sicurezza sul lavoro e l’istruzione. Eppure, secondo Sala ci sono alcune cose che non tornano. «In funzione di un emendamento di FdI (quindi della stessa maggioranza!), prima che anche una sola Regione possa modificare qualcosa rispetto all’attuale regolamentazione bisogna finanziare i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) in tutta Italia», ricorda il sindaco di Milano. Per fare questo, osserva Sala, «bisognerebbe tirar fuori decine e decine di miliardi di euro», proprio mentre il governo si appresta a vendere «quote di grandi aziende di Stato assolutamente strategiche, per tappare i buchi di bilancio».


Le tre domande di Sala

A questo punto, Sala elenca tre domande che sintetizzano le sue perplessità sull’autonomia differenziata. Primo: «Ma veramente riteniamo che in un mondo globalizzato il nostro Paese possa avere, per esempio, venti politiche energetiche diverse?». Secondo: «Ma veramente non vediamo il rischio che in Italia si creino disuguaglianze ancora più evidenti?». E infine, si chiede il sindaco di Milano, «veramente vogliamo premiare le Regioni, ritenendo che in questi cinquant’anni di loro vita abbiano gestito bene?». Ed è proprio su quest’ultimo punto che Sala insiste. In tutto il mondo, osserva il primo cittadino milanese, «si sta affermando la centralità delle città metropolitane, vero motore di innovazione». In Italia, però, questo non succede: «Puntiamo solo sulle Regioni. Per l’ennesima volta vogliamo essere i soliti “originali”».


La risposta di Fontana

A rispondere ai dubbi di Sala è il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che sui social scrive: «Il sindaco di Milano non si sottrae al gioco allarmistico dei commenti ispirati dal Pd contro la legge sulle procedure dell’autonomia differenziata. Ricordo a lui, come ai suoi colleghi del Pd, che i milanesi e i lombardi si sono espressi con un referendum e che stiamo parlando dell’attuazione della Costituzione». Dopodiché, il governatore lombardo invita Sala a un confronto: «Quando vorrà discutere della realtà, analizzando le materie conferibili e le funzioni che le compongono – aggiunge Fontana – sono a disposizione perché questo lavoro la Regione lo ha fatto da tempo in raccordo con i ministeri ed è pronta».

Il «no» dei governatori dem

Quello di Sala è solo uno degli interventi di giornata contro l’autonomia differenziata. Tra le altre voci critiche spiccano quelli di governatori di centrosinistra, a conferma che la spaccatura sul tema segue più le divisioni tra i partiti che non quelle geografiche. Per Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, la riforma di Calderoli è «un bluff consapevole» perché «non prevede le risorse per applicarla». Più netto il governatore campano Vincenzo De Luca, che tuona: «Siamo di fronte a un vero e proprio ‘Controrisorgimento’, che nega l’unità d’Italia e tradisce il Sud». Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, pensa già ai prossimi passi e invita i cittadini a organizzarsi per «chiedere un referendum abrogativo».

Foto di copertina: ANSA/Matteo Corner | Il sindaco di Milano, Beppe Sala

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