Angelina Mango e i pronostici su Sanremo 2024: «Ma quale favorita, voglio solo divertirmi» – L’intervista

A 22 anni si presenta all’Ariston con La noia, scritta con Madame e Dardust: se entra nella cinquina finale, può puntare alla vittoria

«Ma siete matti?», risponde così Angelina Mango ai microfoni di Open quando le ricordiamo che il 6 febbraio esordirà da favorita sul palco del Teatro Ariston di Sanremo. Spontaneamente, forte dell’istinto fresco di una ragazza di 22 anni, uno dei volti più giovani del cast di questa 74esima edizione del Festival, colta nel bel mezzo di un’esplosione tale da spedirla direttamente al centro della scena pop italiana. Una scena conquistata grazie al successo nella sezione canto del talent Amici di Maria De Filippi, è chiaro, ma soprattutto grazie alla gestione di quella forte accelerata in termini di popolarità, quell’accelerata che spesso, quasi sempre in realtà, fa sbandare i progetti direzionandoli verso un triste oblio. Inutile dire che il suo percorso sarebbe stato diverso, per certi aspetti anche più facile, se non fosse una figlia di cotanta arte, da papà Mango (ahinoi, sparito nel 2014) e mamma Laura Valente, ex cantante dei Matia Bazar, non poteva che sbocciare un talento autentico, sincero, naturale. Certo però che non possiamo tralasciare quanto un cognome possa gravare sulla schiena di chi lo porta, se è pesante quanto è pesante quello che accompagna la giovane Angelina e che lei sta indossando con estrema grazia.


La musica di Angelina

Il primo album nel 2020, si intitola Monolocale e passa in sordina, ma ci prova lo stesso con Sanremo, sezione giovani, la canzone è La tua buona colazione e al momento è praticamente introvabile, non sappiamo quindi dirvi se ai tempi fosse pronta o meno. Ne abbiamo piena contezza però oggi, che entra dalla porta principale dell’Ariston dopo l’esperienza televisiva che le ha certamente irrobustito le ossa e soprattutto dopo l’uscita dell’EP Voglia di vivere, dove dentro ci troviamo le sue prime hit, dalla title track scritta con Giorgio Pesenti, che altri non è che okgiorgio, illuminato producer che negli ultimi anni sta fortemente e felicemente influenzando la scena cantautorale italiana. E poi ancora Ci pensiamo domani, brano già triplo disco di platino firmato insieme a Filippo Uttinacci, un ragazzo dal talento smisurato che tutti conosciamo meglio come Fulminacci. Oppure Eccetera, scritta assieme ad Anastasio, altra penna decisamente eccellente. E poi a ottobre arriva Che t’o dico a fa’, altro singolo dal valore (attuale) di 22 milioni di stream su Spotify. La consacrazione che ha probabilmente convinto Amadeus a giocarsi questa carta tra i big, l’impressione che questa ragazza non ne sbagli una.


Una carta che, bisogna essere onesti, non ha sorpreso nessuno, era ampiamente pronosticata, cosa incredibile se si pensa ad una artista con nemmeno 20 canzoni disponibili sulle piattaforme streaming. Ma c’è qualcosa in Angelina Mango che indubbiamente brilla, la capacità, straordinaria nella sua essenzialità, di far arrivare in maniera chiara e netta ciò che canta, che poi, come dice nella nostra intervista, è proprio ciò a cui punta. Di sicuro si tratta di uno dei pochissimi talenti di matrice televisiva, mezzo che spesso etichetta con brutalità chi decide di intraprendere quella strada, ma Angelina Mango no, dribbla con agilità il problema, è stata immediatamente recepita come artista fatta, completa, addirittura quasi risolta.

A Sanremo con La noia, scritto con Madame e Dardust

Se tutto dipendesse da una giuria di qualità, come serietà di un concorso imporrebbe (ma questa è un’altra storia), allora forse in pochi scommetterebbero sul suo nome a scatola chiusa, non perché manchi la qualità ma perché è chiaro che stiamo parlando di una storia ancora ferma ai primissimi capitoli. Ma visto che il vincitore finale del Festival di Sanremo viene (ripetiamo: sconsideratamente) deciso dal televoto, allora due calcoli potremmo anche farli. La media dei voti data dalle testate che hanno partecipato ai preascolti delle canzoni in gara la danno al primo posto, non vuol dire vincere ma vuol certamente dire che il pezzo, La noia, scritto con Madame e Dardust, altri due fenomeni veri, altra scelta di team azzeccata, è piaciuto alla stampa, e già è un enorme passo avanti, in generale comunque funziona. Se dovesse funzionare abbastanza da aggiudicarsi uno di quei cinque posti finali, quando tutto passerà esclusivamente nelle mani del pubblico a casa con lo smartphone tra i denti, allora chi lo può dire cosa accadrà? In quanti in questa edizione di Sanremo avranno una canzone funzionante, una platea (attenzione) televisiva già ampiamente rodata e una freschissima serie di hit ancora sulla cresta dell’onda? Pochi. Allora non è che siamo tutti matti, è che quando il talento si mescola ad una chiara accessibilità pop, il cocktail può risultare letale. Per gli altri, soprattutto.

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