L’assalto di Nicola Lagioia al ministro Sangiuliano: «Un disastro, non sa quello che fa. Ma il problema non è solo lui»

L’ex direttore del Salone del Libro: «Le colpe non sono tutte a destra, ma se continuiamo così ci porteranno all’obsolescenze mentre il mondo va avanti»

Lo scrittore Nicola Lagioia aveva concluso la direzione del Salone del libro con l’amaro in bocca perché «abbiamo i politici che leggono meno in Europa». Ma all’epoca aveva anche chiarito di avere un rapporto «cordiale» con il ministro della Cultura. Il rapporto però deve essersi incrinato negli ultimi tempi, visto come lo stesso Lagioia letteralmente demolisce il ministro Gennaro Sangiuliano. Già nel titolo del suo editoriale sulla rivista Lucy lo definisce «un disastro», ma precisa che «non è l’unico problema della cultura italiana». Dopo aver ricordato una a una le gaffe e le brutte figure del ministro, a partire da quando fece capire (involontariamente) di non aver letto i libri che ha votato al Premio Strega, spezza una lancia in suo favore mettendo in luce come «il ridicolo sia il piccolo prezzo che chi esercita il potere paga quasi inevitabilmente». Ma le giustificazioni si fermano qui poiché il ritratto che dipinge di Sangiuliano smonta e critica la sua immagina in ogni parte.


«Brancola nel buio»

«Non sa spesso quello che fa, chiede lumi a chi ne sa di meno, scarseggia in buone idee, brancola nel buio», incalza Lagioia. Ma ci tiene a mettere in evidenza che il ministro è solo la punta di un iceberg ben più profondo: «Il problema non è l’egemonia culturale della destra in Italia, è la perdita di competitività dell’Italia nel mondo, a cui la destra sta dando un contributo molto importante. […] Se si pensa a come la Francia o la Germania investono in cultura, e si fa il paragone con noi, viene da piangere», continua l’ex direttore del Salone del Libro. Ma se c’è una colpa che ha il ministro, secondo lo scrittore, è che «sembra non curarsi» di tutto questo.


«Le colpe? Non solo a destra»

Tuttavia, per Lagioia le responsabilità – seppur più accentuate dal suo punto di vista – non sono tutte a destra: «È tutta colpa di Sangiuliano? Risposta: no. Il precedente ministro della Cultura, Dario Franceschini, commise i suoi bravi errori. Per esempio: ItsArt, la “Netflix della cultura italiana”, un naufragio annunciato. Ma ha fatto anche cose giuste come dichiarare il libro “bene essenziale”. E – aggiunge – sì, anche la 18app voluta da Matteo Renzi ha funzionato discretamente». Il vero dramma per Lagioia è che «non siamo competitivi a livello istituzionale. Abbiamo poche idee. Preferiamo i fedeli ai talentuosi». Un sistema e un approccio che, a suo dire, ci porterà solo «all’obsolescenza mentre il resto del mondo va avanti».

Il provincialismo

«Non siamo competitivi a livello istituzionale – conclude Lagioia – Abbiamo poche idee. Preferiamo i fedeli ai talentuosi. Rischiamo l’obsolescenza mentre il resto del mondo va avanti. È questo, temo, il vero pericolo. A livello nazionale, regionale, comunale, provinciale. Provinciale, questo è il problema. E Sangiuliano è solo l’ennesimo prodotto di un sistema». E proprio per fare un esempio su che cosa intenda per «sistema», lo scrittore va a ripescare «un’altra perla». Cioè un video dal vago sapore di gag involontaria con cui veniva fatta promozione per la campagna abbonamenti dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma: «A l’alta fantasia qui mancò possa – scrive Lagioia citando Dante – le parole vengono meno».

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