The Kolors e lo sbarco a Sanremo dopo la hit dell’estate: «Pronti per la Champions League» – L’intervista

Il leader della band a Open: «Nel pop c’è chi ammette di voler fare Sanremo e chi mente»


Il destino di un progetto musicale sa essere instabile come le palline “pazze” che si trovavano nei pacchetti di patatine negli anni Novanta, quelle che scaraventavi contro il muro del salotto per vederle schizzare ovunque alla ricerca di un danno da combinare. La storia dei The Kolors, fino ad oggi perlomeno, è così: “pazza”, nel senso più nobile e metaforico del termine, è chiaro; in continua oscillazione tra impegno e leggerezza, tra le luci sbronze dei locali e quelle accecanti di Mediaset.


Gli inizi

La band, che parteciperà alla prossima edizione di Sanremo con Un ragazzo una ragazza, si forma nel 2009 a Milano e diventa resident a Le Scimmie, uno dei simboli della live music per un’intera generazione di appassionati; il futuro è del tutto roseo, aprono i concerti di artisti del calibro di Paolo Nutini e pubblicano il primo album, I Want, nel 2014 con l’aiuto di Rocco Tanica. L’anno dopo la svolta ultrapop, partecipano e vincono ad Amici entrando nel tunnel che fisiologicamente ne consegue: il successo, allargato e plastificato a dismisura dal mezzo televisivo, e l’uscita del secondo album, Out, nel 2016, che conquista quattro dischi di platino. I The Kolors sono uno dei nomi del momento, piacciono agli spettatori da talent ma anche ai più esperti, che non possono fare altro che riconoscergli un indiscutibile spessore come musicisti; televisivamente parlando poi un fenomeno vero: Stash, il frontman, è un personaggio facilmente identificabile, bello all’ombra di un ciuffone che fa storia e provincia, ma soprattutto preparato quando si tratta di musica. 


Il declino

You ha meno successo, nella loro discografia serve da corrimano verso quella che sarebbe dovuta essere la consacrazione nel tempio dell’Ariston in occasione del 68esimo Festival della Canzone Italiana. In realtà, nonostante il brano porti, tra gli altri, la firma di due eccellenze come Davide Petrella (autore l’anno scorso dei primi due brani nella classifica finale della kermesse) e Dardust (che da Soldi in poi ha rivoluzionato il suono del pop italiano), la loro Frida (mai, mai, mai) non va oltre un anonimo nono posto. Arriva un certo declino, non totale ma evidente, inutile negarlo, forse anche perch il pop squisitamente televisivo dei talent, che ha tenuto sotto scacco la discografia italiana di quegli anni è (diciamocelo: fortunatamente) affossato dall’esplosione del cantautorato convenzionalmente chiamato “indie”. È l’epoca dell’on demand, a nessuno piacciono più i palinsesti, nessuno vuole più che quell’entità astratta e assoluta incastrata dentro il televisore imponga cosa guardare e, men che meno, ascoltare. I The Kolors non hanno quella schiettezza degli indipendenti, nell’immaginario comune hanno rinunciato al sangue e sudore dei palchi per prendere la scorciatoia De Filippi, sono insomma tutt’altra cosa, sembrano rimasti con un piede nel passato prossimo, un pantano fatto di tanto fumo e poco arrosto dal quale è difficile uscire fuori; a meno che non accada qualcosa di clamoroso. E accade, non subito ma accade, lo sappiamo, è storia recente: prima il passaggio alla Warner, la formazione cambia, Dario Iaculli sostituisce Daniele Mona al basso, ed esce una canzone del tutto vincente, titolo: Italodisco. 

Il successo

Il successo è clamoroso, dopo anni tornano a guardare tutti dall’alto nella classifica dei singoli, vincono altri quattro dischi di platino, ai quali se ne aggiungono altri tre in Polonia e tre in Svizzera. Synth in levare, la composizione tipica del tormentone estivo, fresco, spensierato, accessibile, ficcante fino all’irritazione, un pezzo da quasi 110 milioni di stream su Spotify trascinante ma affatto scontato, la fine di una lunga ricerca per rifarsi il trucco dopo anni di grigiore. La formula funziona alla grande, a tal punto che Amadeus, che quest’anno, come riferiscono le cronache dei preascolti, ha optato per una playlist molto radiofonica (anche troppo forse), non può non invitarli e loro, come Stash racconta nella nostra intervista, mandano un pezzo scartato fino all’anno scorso, quando, dovere di cronaca ci impone di sottolineare, i The Kolors non erano questi The Kolors, ma una band ormai quasi relegata alla periferia del mainstream, una zona piena di baratri, non il più felice dei luoghi musicali. Sempre secondo Stash, Italodisco rappresenta la svolta verso il vero volto della band, un sound inseguito affannosamente in questi anni e finalmente trovato, una dimensione pop precisa, inattaccabile. Così adesso sappiamo anche cosa il pubblico può aspettarsi dai The Kolors dell’immediato futuro, a partire da quelli che rientreranno trionfalmente in terra ligure con Un ragazzo una ragazza. Chi l’ha già ascoltata sostiene che si tratti di una versione, volendo anche rinvigorita, di Italodisco, una sorta di tormentone invernale che certamente ci accompagnerà fino a quando cominceremo a parlare di Sanremo 2025. Attenzione, è opinione comune che si tratti di un ottimo brano, d’altra parte una canzone leggera non è per forza semplice, come una canzone complessa non è necessariamente triste, questo ormai lo dovremmo sapere. Ma Amadeus voleva da loro una hit e i The Kolors hanno proposto questa loro nuova e colorata versione, anche se Questa non è Ibiza è Sanremo, ma finché si balla e ci si diverte ai più va bene tutto.     

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