Città 30, la direttiva di Salvini: «Deroghe al limite dei 50 all’ora solo in casi precisi e limitati». Ecco i paletti per i Comuni

Dopo la decisione di Bologna e le polemiche, la contromossa del ministro dei Trasporti leghista: «No a deroghe arbitrarie e generalizzate»

Era stata annunciata, e alla fine è arrivata. Dopo settimane di polemiche sul limite esteso di 30 km/h introdotto a Bologna, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha firmato la direttiva sui limiti di velocità in ambito urbano. Il documento a cui ha lavorato il leader leghista è, di fatto, una risposta alle nuove politiche di mobilità introdotte di recente dal capoluogo emiliano. Lo scorso anno, Bologna ha abbracciato il modello della «Città 30», che prevede – tra le altre cose – l’abbassamento del limite di velocità sulle strade urbane (o su alcune di esse) da 50 a 30 km/h. La novità in realtà è stata introdotta già lo scorso anno, ma è solo da inizio 2024 che il Comune ha iniziato a recapitare le prime multe a chi sfreccia per le strade del centro. I dati preliminari sono anche incoraggianti: nelle prime due settimane da quando è stata introdotta la misura, gli incidenti sulle strade della città si sono ridotti del 21% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.


«No a limiti arbitrari»

Uno dei primi a criticare la direzione intrapresa dalla giunta di Matteo Lepore è stato proprio Salvini, che ha annunciato l’arrivo di una direttiva che facesse chiarezza sulla possibilità delle amministrazioni comunali di derogare al limite di 50km/h previsto per i centri urbani. Nel documento firmato oggi dal ministro, si ricorda che sono proprio i Comuni ad avere il potere di adottare disposizioni relative alla circolazione in città. Allo stesso tempo, Salvini invita i sindaci a rispettare il «bilanciamento di interessi tra il diritto alla mobilità» e le «ineludibili esigenze di promozione della sicurezza e della tutela dell’ambiente». Richiamandosi all’articolo 142 del Codice della strada, il leader leghista ricorda che la deroga ai 50km/h massimi può essere applicata solo «in determinate strade e tratti di strada». Ne consegue, si legge nella direttiva, che «qualsiasi fissazione generalizzata di limiti di velocità nel contesto urbano risulta di per sé arbitraria».


I nuovi «paletti» fissati da Salvini

Fatte queste premesse, la direttiva firmata oggi da Salvini fissa alcuni paletti che le amministrazioni comunali sono chiamate a rispettare se vogliono imporre limiti di velocità diversi dai canonici 50 km/h. Innanzitutto, si legge nel documento, queste deroghe devono essere applicate solo a «strade e tratti di strada tassativamente individuati» e solo laddove «sussistano particolari condizioni». Qualche esempio? L’assenza di marciapiedi, «l’alta frequentazione di pedoni e ciclisti», ma anche pendenze elevate o attraversamenti non semaforizzati. Se sussiste una o più di queste condizioni, i sindaci possono chiedere di abbassare il limite di velocità. La decisione deve essere però sempre e comunque motivata, facendo leva per esempio sul tasso di incidenti «registrato nell’ultimo triennio» o su «peculiari caratteristiche del contesto urbano di riferimento». Insomma, nessun limite di 30 km/h generalizzato. Se altre città vorranno seguire l’esempio di Bologna e Olbia, saranno costrette a rivedere i propri piani. O in alternativa, accontentarsi di una versione “annacquata” della «Città 30». Che può esistere solo in alcune strade, solo a determinate condizioni e solo se motivata.

Foto di copertina: ANSA/Alessandro Di Marco | Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, durante un evento a Torino (19 gennaio 2024)

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