Scontro sul limite di 30 km/h a Bologna, Salvini: «Crea più problemi che benefici». La replica del Comune: «È nelle linee guida del suo ministero»

Il Mit parla di una «scelta non ragionevole» e chiede un tavolo di confronto con il Comune per trovare alternative

È scontro tra il ministero dei Trasporti e il Comune di Bologna sul limite di 30 chilometri orari introdotto di recente nel capoluogo emiliano. Il dicastero guidato da Matteo Salvini ha pubblicato oggi una nota in cui parla di «una scelta non ragionevole» e si dice pronto «ad avviare un confronto immediato con l’amministrazione bolognese per verificare soluzioni alternative e prevenire forzature e fughe in avanti che poi rischiano di essere smentite anche dai giudici». La scorsa estate il capoluogo emiliano ha deciso di rallentare la velocità dei veicoli sulle strade urbane, ma è solo dall’inizio del 2024 che i vigili hanno cominciato a recapitare le prime multe. La mossa del sindaco Matteo Lepore ha diviso la cittadinanza, con il centrodestra che è arrivato a chiedere un referendum cittadino sul provvedimento. A entrare a gamba tesa nel dibattito è ora anche Salvini, secondo cui i problemi legati alle nuove regole «rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale, che resta comunque una delle priorità assolute».


La risposta dell’assessora bolognese

A rispondere alla polemica sollevata da Salvini è Valentina Orioli, assessora alla Mobilità del Comune di Bologna. «Il ministro Salvini metta da parte le posizioni ideologiche e sostenga le Città 30 e il trasporto pubblico con i fatti – replica Orioli – La causa di Bologna per la sicurezza stradale è quella di tutte le città italiane e dei lavoratori del trasporto pubblico locale, che svolgono un servizio essenziale per la mobilità e vanno sostenuti». Non solo: l’assessore bolognese suggerisce a Salvini di «approfondire meglio il tema» perché è il Piano per la sicurezza stradale del suo stesso ministero a indicare il limite dei 30 chilometri orari come «misura chiave per ridurre gli incidenti sulle strade urbane». Orioli lascia comunque aperta la porta del dialogo e dice di essere in attesa delle disponibilità del ministero per fissare un incontro.


Cos’è la «Città 30»

In realtà, la «Città 30» è un’idea che va ben oltre la semplice riduzione dei limiti di velocità nelle aree urbane. Il modello ideato dalla svizzera Lydia Bonanomi punta a ripensare lo spazio pubblico delle città, riducendo le aree dedicate alle auto e ampliando quello a disposizione dei pedoni e di chi si muove con mezzi alternativi come la bicicletta o i monopattini elettrici. L’obiettivo è creare spazi più vivibili per i cittadini che non si spostano in auto, contribuendo a migliorare la qualità della vita in città e aumentare la sicurezza stradale. In ogni luogo dove è stata abbracciata l’idea della «Città 30», gli incidenti gravi e mortali sono diminuiti.

I precedenti e il caso di Olbia

Per quanto il caso di Bologna sia diventato uno dei più emblematici, il capoluogo emiliano non è il primo a estendere il limite di 30 chilometri orari alla maggior parte delle strade cittadine. Lo scorso anno, anche il Consiglio comunale di Milano ha votato una mozione che si muove nella stessa direzione. Sulla carta, la riduzione dei limiti di velocità avrebbe dovuto entrare in vigore a partire dal 2024 ma le promesse sono state disattese. In quell’occasione, era stato sempre il ministro Salvini a tuonare contro la giunta di Giuseppe Sala: «Ricordo al sindaco e al Pd che a Milano la gente vorrebbe anche lavorare». Prima ancora di Milano e Bologna, è stata Olbia la prima città italiana a introdurre il limite dei 30 km/h in quasi tutte le sue strade. Una decisione presa dal sindaco Settimo Nizzi, di centrodestra.

Foto di copertina: ANSA/Max Cavallari | Un segnale a terra che segna il limite a 30 km/h a Bologna (16 gennaio 2024)

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