Aspettando Sanremo 2024, i pezzi più brutti che hanno vinto il Festival – La gallery

Quinto posto: Emma, «Non è l’inferno», 2012

Non è l’inferno di Emma nelle sonorità rappresenta perfettamente il tramonto che il pop italiano ha vissuto nei primi dieci/quindici anni del nuovo millennio. Televisivo, plastificato e ammiccante fino allo svilimento. Quell’anno vince Sanremo mettendosi alle spalle brani meravigliosi come La notte di Arisa (forse una delle canzoni più belle mai passate dall’Ariston), Sono solo parole di Noemi, Nanì di Pierdavide Carone e Lucio Dalla, Un pallone di Samuele Bersani e Canzone per un figlio dei Marlene Kuntz.