Stefano Bandecchi e la missione di salvare l’Italia: «Se dobbiamo avere un duce allora voglio essere io»

Il sindaco di Terni conferma di aver protocollato le dimissioni. E su Meloni: «Ha la memoria corta»

Stefano Bandecchi ha protocollato le sue dimissioni da sindaco di Terni ma non esclude di ritirarle. E oltre a puntare alla presidenza del Consiglio dice che ha una missione: salvare l’Italia. «Solo io posso, se ogni 5 anni dobbiamo avere un duce allora voglio essere io. Mi annoio a parlare con gli imbecilli, molti politici andrebbero esiliati», dice in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Nella quale spiega che il reale motivo del suo annuncio sono «i miei colleghi del partito locale. O cambiano o tutti a casa. Il mio è uno scossone, devono capire che la politica è servizio e non esiste per pagare quattro imbecilli. Ho riesumato Alternativa popolare e resto segretario. Farò finalmente una politica sana. L’Italia è stata venduta a partner cinesi o russi. Io sono un parà, il mio partner è l’Italia e voglio finalmente cambiare il Paese».


Capolista in Europa

Bandecchi dice che sarà capolista per AP nelle cinque circoscrizioni. E ha le idee chiare su come portare avanti la campagna elettorale: «Dal mio partito non sentirà mai dire che la colpa è dell’Europa. Ci sono 75 italiani lì e tutti subiamo la demenza di questi eletti. Quello che può cambiare è a Terni. Sennò io ho altro da fare e sono ancora un uomo piacente. Quando incontro una donna sa cosa guardo…». Soltanto un accenno ai guai giudiziari che, dice, non sono stati decisivi nella scelta delle dimissioni: «Sono indagato dal 2009, da vigili, pompieri, Finanza. Mi svegliarono all’alba per perquisirmi e li ho mandati a f…ulo. Non mi sono mai fidato della magistratura, non mi fido delle istituzioni italiane sennò non entravo in politica». In un colloquio con Repubblica Bandecchi è ancora più pittoresco: «Se ogni cinque anni dobbiamo avere un duce allora voglio essere io».


Il duce

Bandecchi dice di essere già stato identificato come «unico uomo che può risolvere il problema (della nazione, ndr)». Poi fa l’elenco dei nemici: «Agli elettori ho promesso di essere al servizio della città, come un operaio in fabbrica. A livello nazionale siamo già circondati da chi consegnava pizze a domicilio e poi si è arricchito. Il M5s è il massimo esempio di chi ha infamato la politica e non possiamo lasciare potere a questi “scappati di casa” di FdI». E aggiunge «che Meloni ha la memoria corta. Sulle accise della benzina, come sulle università telematiche». L’ultima battuta è sul prossimo premier: «In esilio ci manderei chi ha rovinato l’Italia. Ci spedirei almeno 500 parlamentari. Quando sarò a Palazzo Chigi le cose cambieranno. Del resto è stato talmente mal frequentato negli ultimi trent’anni che avere Stefano Bandecchi sarà un privilegio».

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