Gaza, Netanyahu sospende le trattative per una tregua: «Da Hamas richieste deliranti». Le famiglie degli ostaggi: «Così li condanna a morte»

Il premier israeliano rifiuta di far procedere la missione della sua delegazione al Cairo. La telefonata di Macron: «A Gaza bilancio delle vittime intollerabile, si fermi»

Il governo israeliano torna a gettare acqua gelata sulle prove d’intesa in corso al Cairo per una tregua duratura nella guerra con Hamas. «Non ci sarà nessun avanzamento sino a quando Hamas non cambierà la sua posizione delirante», ha fatto sapere oggi il premier Benjamin Netanyahu tramite il suo ufficio, riferendosi alle condizioni che il movimento islamista ha provato a dettare nell’ultima proposta per un cessate il fuoco. Secondo Netanyahu, non c’è alcun segnale che ciò stia avvenendo: «Al Cairo Israele non ha ricevuto alcuna nuova proposta da Hamas per il rilascio dei nostri ostaggi: non ci piegheremo alle loro richieste deliranti», ha riportato ancora l’ufficio del premier, pur aggiungendo d’altra parte che «un cambiamento nelle posizioni di Hamas consentirebbe di progredire coi negoziati». Ma finché questo non accade, ogni trattativa è da considerarsi sospesa: sembrano confermate le indiscrezioni dei media israeliani secondo cui Netanyahu ha ordinato alla delegazione israeliana di non presentarsi domani al Cairo per i nuovi conciliaboli mediati da Usa, Egitto e Qatar: «È inutile fino a quando Hamas non avrà rivisto al ribasso le sue richieste di liberazione di un numero esorbitante di prigionieri palestinesi», avrebbe detto Netanyahu ai suoi.


L’ira dei famigliari degli ostaggi

Una decisione, quella di congelare le trattative, che ha già mandato su tutte le furie il Forum delle famiglie e degli ostaggi: equivale a una «condanna a morte» per gli oltre 100 israeliani ancora nelle mani di Hamas, tuonano i famigliari che aspettano da oltre 4 mesi la liberazione dei loro cari, che ora si dicono pronti alle barricate – letteralmente – di fronte alla Kirya, l’edificio dove si riunisce il gabinetto di guerra a Tel Aviv fino a quando non saranno ricevuti da Netanyahu. «Evidentemente alcuni membri del governo hanno deciso di sacrificare le vite degli ostaggi», scrive il Forum in una nota dopo la decisione di fermare la macchina delle trattative. I parenti degli ostaggi mettono nel mirino non solo il governo, ma perfino gli stessi membri della delegazione incaricata di trattare la tregua: «Mentre la squadra negoziale prendeva la decisione di essere solo un passivo ascoltatore, le donne in ostaggio vengono stuprate, gli uomini soffrono continui abusi», ricordano i famigliari.


Pressioni crescenti su Netanyahu

Nel frattempo si moltiplicano gli appelli anche dal resto del mondo perché Netanyahu fermi la macchina della guerra trovando un punto di caduta nelle trattative: «Il bilancio dei morti a Gaza è intollerabile, le operazioni israeliane devono cessare», ha detto in una telefonata al premier israeliano oggi il presidente francese Emmanuel Macron, secondo quanto riporta l’Eliseo. Messaggio del tutto simile a quello che sta portando direttamente ai vertici dello Stato ebraico la ministra degli Esteri tedesca Analena Baerbock, arrivata oggi in Israele per «fare pressione per un cessate il fuoco», ha anticipato il suo staff. Quanto all’Italia, dopo l’intesa di ieri trasversale sulla mozione presentata dal Pd che va nella stessa direzione, oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha messo in chiaro il suo pensiero: «Siamo amici di Israele, sosteniamo con forza il suo diritto a difendersi, ma la reazione deve essere proporzionata, diciamo “attenzione a non fare troppe vittime civili”». Pertanto, ha detto ancora Tajani ai microfoni di Rtl 102.5, «l’interesse generale è la de-escalation, bisogna sostenere il dialogo in Egitto per avere una sospensione dei combattimenti e liberare gli ostaggi».

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