Gaza, la guerra appesa a un filo: sì di Hamas «con condizioni» alla tregua, Israele valuta la reazione. Media Usa: «Ma 50 ostaggi sono già morti»

Il premier del Qatar annuncia la risposta «positiva» degli islamisti alla proposta di accordo. Un mistero i dettagli, Biden: «Si sono spinti un po’ troppo oltre…»

Hamas ha inviato a Qatar ed Egitto la sua risposta alla proposta di accordo con Israele per una tregua nei combattimenti a Gaza in cambio della progressiva liberazione degli ostaggi israeliani. Lo ha confermato il movimento fondamentalista palestinese dopo l’annuncio dato dal premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, nel corso di una conferenza stampa congiunta col segretario di Stato Usa Antony Blinken. «La risposta include alcuni commenti, ma in generale è positiva», ha detto Al Thani, che ha detto però di non poter scendere in ulteriori dettagli. La bozza di accordo è stata predisposta nelle scorse settimane dai mediatori – Qatar, Egitto e Usa in primis col sostegno anche della Francia – e per giorni si erano rincorse voci contrastanti e indiscrezioni su divisioni all’interno di Hamas. Il movimento islamista ha detto di aver inviato la sua risposta «affrontata con spirito positivo», pur ribadendo di volere ora «un cessate il fuoco totale e comprensivo» tale da mettere «fine all’aggressione» di Israele.


Palla a Gerusalemme

Si attende ora la risposta dell’altra parte in causa, Israele, alla proposta di accordo. Non è un mistero che negli ultimi giorni lo scenario di un possibile accordo abbia diviso in profondità anche lo Stato ebraico e le anime del suo governo: da una parte chi insiste sull’urgenza di riportare a casa subito tutti gli ostaggi, dall’altra chi preme per «finire il lavoro» a Gaza con lo «sradicamento totale» di Hamas posto a obiettivo dell’operazione militare lanciata dopo le stragi del 7 ottobre. Blinken ha detto che se ne occuperà personalmente: domani sarà in Israele e discuterà della risposta dello Stato ebraico. Impossibile non indovinare la direzione dei suoi conciliaboli: è «essenziale» raggiungere l’accordo sugli ostaggi, ha aggiunto il segretario di Stato Usa. Ma le prime voci da ambienti di Gerusalemme gettano ombre sulla reale possibilità di un’intesa: «La risposta di Hamas è negativa nella sostanza», ha detto una fonte politica citata dalla tv israeliana Canale 12. E al giornale Ynet altre fonti hanno fatto notare come «Hamas ha detto sì al quadro dell’accordo ma ha posto condizioni impossibili. Non cesseremo i combattimenti». Il governo rimanda però per il momento ogni reazione ufficiale: «La risposta di Hamas è stata trasmessa dal mediatore del Qatar al Mossad. I suoi dettagli vengono attentamente valutati dai funzionari coinvolti nei negoziati», è la laconica nota che filtra dall’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.


I dubbi di Biden e le tragiche indiscrezioni sugli ostaggi

A raffreddare gli entusiasmi iniziali sulla replica «positiva» di Hamas è stato poi in serata anche Joe Biden: «C’è stata una risposta da parte di Hamas, ma sembra un po’ oltre il limite…», ha detto il presidente americano ai cronisti alla Casa Bianca. C’è del «movimento» diplomatico in corso quindi, ma «ci stiamo ragionando: non siamo sicuro di dove porterà, ci sono negoziati continui in corso», ha aggiunto brevemente Biden, confermando la sensazione che i contenuti della replica di Hamas siano potenzialmente problematici e ci si muova in queste ore su un filo fragilissimo. Anche perché nelle stesse ore si rincorrono voci e indiscrezioni su quanti, dei 136 ostaggi che si stimano essere rimasti a Gaza dopo la liberazione delle prime decine a fine novembre, siano realmente ancora vivi. Il New York Times ha scritto questa mattina che almeno 30 ostaggi sarebbero nel frattempo morti, e l’esercito israeliano nel pomeriggio ha informato ufficialmente le famiglie di 31 di essi che i loro cari non ci sono più. Ma in serata il Wall Street Journal rilancia, sostenendo che sarebbero in realtà 50 gli ostaggi già morti in cattività: un’informazione che arriverebbe da un rapporto di Israele condiviso con Usa ed Egitto. I rapiti ancora in vita sarebbero, se la ricostruzione fosse corretta, poco più di 80.

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