Rocco Siffredi e la serie tv Netflix sulla sua vita: «Quando l’ho vista ho pianto per giorni»

La serie ripercorre la sua vita fin dall’infanzia e svela come e quando un semplice ragazzo di Ortona si trasforma nella pornostar più famosa del mondo: «Solo il 2% è romanzato»

Da Rocco Tano a Rocco Siffredi. Il pornodivo e icona-pop commenta con la rivista 7 del Corriere della Sera Supersex, la serie tv – in onda dal 6 marzo su Netflix – che ripercorre la sua vita fin dall’infanzia e svela come e quando un semplice ragazzo di Ortona si trasforma nel pornodivo più famoso del mondo. «Ho pianto per giorni dopo averla vista», confessa l’attore. «Inizialmente non riuscivo a riconoscermi negli attori – continua -, poi però ho rivissuto l’infanzia e la morte di un mio fratello. Ho rivisto mia madre, gli amici d’infanzia. Bellissimo, ma vedere scorrere la propria vita in poche ore sul divano con moglie e figli è anche surreale». La serie, creata da Francesca Manieri e diretta da Matteo Rovere, nel cast Alessandro Borghi nei panni di Rocco, Adriano Giannini e Jasmine Trinca, ha il titolo del fotoromanzo che ha ispirato il porno attore quando era giovane: un extraterrestre venuto dal pianeta Eros per far cadere le donne ai suoi piedi, ricorda il settimanale. La sua famiglia, spiega Siffredi, era curiosa di vedere «se tutto corrispondeva ai miei racconti. Rosa sapeva da che situazione vengo, dei guai in cui mi sono infilato da ragazzino per aiutare la famiglia, e la realtà è stata anche più sofferta di quanto appare nella serie. I miei figli non immaginavano una vita così diversa rispetto alla loro, ovattata e protetta», sottolinea.


Da Ortona alla carriera da pornodivo

Il pornoattore confida di essere ancora legato a Ortona, la sua città natale. «Ho avuto un legame quasi morboso e ancora oggi è come se non mi fossi mai staccato dall’Abruzzo», racconta. «Vivo a Budapest – precisa Siffredi – ma non conosco nessuno a parte tre o quattro persone con cui lavoro. E pure i vecchi amici che ho invitato a trovarmi erano a disagio. Anche se parlo in dialetto ortonese, jamm’ assettate, vedono solo Siffredi». L’addio alla città abruzzese lo deve alla sua voglia di rivalsa e al suo pensiero fisso: il «diavolo» sessuale. Ma anche «per fare qualcosa per mia madre, che ho visto sorridere così raramente. E per mio padre, che faticava a tirare a fine mese. Diventare famoso è stata una fortuna, ma non mi sono mai davvero allontanato». Siffredi non ha mai temuto il giudizio degli altri. Anzi, ha raccontato più volte la sua dipendenza dal sesso. «Volevo farlo con tutte le bellissime donne che incontri in questo mondo. Avrei pure pagato, invece hanno pagato me. In giro per il mondo mi dicono che si vede che lo faccio per piacere e passione. Il complimento più bello è stato sentirmi dire: “Grazie a te non mi sento più strano, perché ti vedo fare con naturalezza cose che credevo perverse e sbagliate”», ribadisce a 7. 


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