Londra, parte l’udienza decisiva per l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Lui non si presenta in aula. «Ha problemi di salute»

Qualora venisse estradato, il fondatore di WikiLeaks rischia fino a 175 anni di carcere. La moglie Stella: «La sua vita dipende dalla decisione dei giudici»

Si decide oggi e domani, 19 e 20 febbraio, il destino di Julian Assange, il giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks. Questa mattina all’Alta Corte di Londra si è aperta la prima delle due udienze che decideranno se Assange va estradato negli Stati Uniti oppure no. Se il ricorso della difesa del giornalista non venisse accolto, non rimarrebbero altre possibilità di azione legale presso la giustizia britannica. Ai legali di Assange rimarrebbe soltanto un’eventuale appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il fondatore di WikiLeaks è detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh e oggi non è presente in aula. «Non si sente bene, oggi non ci sarà», ha spiegato il suo avvocato, Edward Fitzgerald.


Le accuse

Già in passato, Assange ha rinunciato a partecipare di persona ad alcune udienza per problemi di salute, con le sue condizioni che sono state certificate come «precarie» sia da medici terzi che da delegati di organizzazioni internazionali. Assange è accusato dai tribunali americani di aver pubblicato circa 700mila documenti riservati relativi ad attività militari e diplomatiche svolte dal governo Usa nell’ambito della sua politica estera. Se ritenuto colpevole, rischia una pena detentiva fino a 175 anni in una prigione americana.


Un simbolo della libertà di stampa

Il caso di Assange è diventato di interesse internazionale perché solleva questioni cruciali riguardo alla libertà di stampa e di espressione. Tramite WikiLeaks, il giornalista australiano ha smascherato crimini di guerra, casi di corruzione e violazione dei diritti umani. Un’attività che gli è costata cara. Dal 2019, Assange è infatti imprigionato nel Regno Unito, con i tribunali inglesi che hanno dato pareri contrastanti negli anni in merito alla possibilità di una sua estradizione negli Stati Uniti. L’ultima sentenza in tal senso è quella del 21 aprile 2022, quando la Westminster Magistrates’ Court di Londra ha emesso l’ordine formale di estradizione. Gli avvocati del giornalista australiano hanno presentato ricorso ed è proprio tra oggi e domani che si deciderà il suo destino. A rimarcare l’importanza di questo passaggio è Stella Assange, moglie del fondatore di WikiLeaks, secondo cui la decisione dei giudici «stabilirà in sostanza se egli vivrà o morirà».

Foto di copertina: EPA/James Ross | Uno striscione di solidarietà a Julian Assange a Melbourne, Australia (20 febbraio 2024)

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