L’Australia chiede agli Usa di fermarsi nei confronti di Julian Assange. Blinken rifiuta: «Ha messo a rischio la sicurezza nazionale»

Il segretario di Stato americano spezza ogni ipotesi di salvezza

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha respinto le richieste australiane di porre fine all’incriminazione del fondatore di WikiLeaks Julian Assange, affermando che il cittadino australiano è stato accusato di «condotta criminale molto grave» per aver pubblicato una serie di documenti riservati più di dieci anni fa. Uno dei cavalli di battaglia del governo australiano di centro-sinistra, e quindi del Partito Laburista, da quando ha vinto le elezioni lo scorso anno, è che gli Stati Uniti finiscano di perseguire il 52enne, che ha trascorso quattro anni in un carcere britannico lottando contro l’estradizione. La libertà di Assange è considerata come un banco di prova dell’influenza dell’Australia sull’amministrazione del Presidente Joe Biden. Secondo quanto riportato dal Guardian, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha confermato che il governo australiano ha sollevato la questione Assange più volte e ha dichiarato di «comprendere le ragioni e le preoccupazioni degli australiani» ma che «è importante anche che la controparte comprenda la preoccupazione Usa sul whistleblower australiano», insistendo su come Assange abbia provocato «gravi rischi per la sicurezza nazionale». Al vertice erano presenti il capo del Pentagono Lloyd Austin, il ministro australiano della Difesa Richard Marles e quello degli Esteri Penny Wong.


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