Case famiglia trasformate in strutture sanitarie, futuro incerto per 89 ragazzi autistici. La Regione Lazio: «Non ci sarà alcun trasferimento»

La delibera è di fine dicembre e le famiglie l’hanno già contestata, anche se gli uffici di via Cristoforo Colombo assicurano che sarà garantito un trattamento più adeguato

Una delibera della Regione Lazio dello scorso dicembre rischia di avere un enorme impatto sula vita di 89 persone con autismo. Secondo quanto si legge nel documento e riporta la Repubblica nell’edizione romana, «per 56 utenti è stato individuato un regime assistenziale a prevalenza sanitaria/alto impegno assistenziale, mentre per gli altri 33 avverrà la trasformazione delle strutture dove sono collocati da socioassistenziali a microstrutture sociosanitarie». Le persone coinvolte dal 2019, grazie a una memoria di giunta regionale, vivono in strutture residenziali socioassistenziali. Delle vere e proprie residenze, «dove tutto funziona come una casa normale», spiega al quotidiano una delle responsabili della casa famiglia dell’associazione Oikos, una casa per vivere. «Ci sono massimo 8 ospiti, per garantire un’atmosfera familiare: il rapporto tra operatore e ospiti è 1 a 3. I ragazzi fanno una vita normale: vengono accompagnati nel loro quotidiano dagli operatori socio assistenziali, frequentano attività ludiche e sportive fuori casa, come tutti. Fanno anche gite nei weekend», spiega Barbara, «non sono presenti figure sanitarie: se un ragazzo ha la tosse, va dal medico di base. Se venissero sradicati da questo contesto virtuoso, ne risentirebbero gravemente. Sarebbe un grande passo indietro».


Cosa rischiano ora

Le famiglie hanno già protestato sotto la Regione Lazio contro la delibera e ora vorrebbero impugnarla. Anche se dagli uffici di via Cristoforo Colombo negano che vi saranno conseguenze per la vita dei ragazzi e delle ragazze coinvolti. «Con la delibera viene garantito il trattamento più adeguato a persone con disturbo dello spettro autistico e disabilità complessa, ospiti di strutture che prestano servizi socio-assistenziali», puntualizzano. «Ci tengo a chiarire», dice l’assessore ai Servizi sociali, alla disabilità, al terzo settore e ai servizi alla persona, «che le unità valutative delle aziende sanitarie in questione stanno facendo i necessari approfondimenti su ogni singolo caso al fine di garantire un servizio più qualificato possibile e che, inoltre, non avrà luogo alcun trasferimento in altre strutture rispetto a quelle dove gli utenti risiedono attualmente».


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