Quella volta che Giancarlo Magalli ha mostrato il suo “cosino” a Gina Lollobrigida

Il conduttore riepiloga la sua carriera in Rai, e parla anche del fatto che non lavora più

Giancarlo Magalli una volta ha mostrato il suo “cosino” a Gina Lollobrigida. E non ha fatto solo questo. Oggi il conduttore, autore televisivo e attore si confessa in un’intervista al Corriere della Sera. «A 4 anni papà, ispettore di produzione nel cinema, mi portava sul set, le maestranze mi spupazzavano, di notte mi facevano il lettino. In braccio ad Ava Gardner, sulle ginocchia di Bogart. I macchinisti mi dissero: “Vedi quella bella signora? Si chiama Gina, mostrale il cosino!”. Innocente, andai. Era la Lollo», è l’esordio. Nel colloquio con Giovanna Cavalli riepiloga anche il suo liceo prestigioso: «Al Massimo, con Mario Draghi, Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Abete. Mario era secchione, però simpatico e passava i compiti. Non partecipava all’organizzazione del casino ma ci si divertiva molto. A ricreazione, gli altri avevano la pizzetta, io portai il fornelletto da campeggio con un pentolino e cucinavo i ravioli all’ultimo banco. Una volta il bidello, carabiniere in pensione, molto strabico, mi rimproverò. Risposi: “Mi stupisco di lei, maresciallo, un uomo di così larghe vedute”. Mi fece sospendere. Da allora fu per tutti “Larghe vedute”».


Il cartello

La storia della prima sospensione è spassosa: «Per saltare un compito in classe, sigillai l’aula col nastro adesivo e appesi un finto cartello del Comune: “Chiuso per disinfestazione”». Fu scoperto. «Il figlio del segretario, in classe con me, fece la spia». Con l’obbligatorio cambio di scuola trovò nuovi compagni illustri: «C’erano Verdone e De Sica, di un anno più piccoli di me, fu come entrare in un cinepanettone. Io presentavo gli spettacolini, Carlo imitava perfettamente preside e professori. Christian all’inizio era un po’ montato, arrivava con la Mercedes e l’autista. Grassoccio, veniva preso in giro. Quando passava, gli cantavano canzoncine oscene: “De Siiica, De Siiica del b…, vaffan…”. E lui: “Volgari”». Mentre come attore ha recitato in Nerone: «Ero un senatore romano, parlavo imitando l’accento del presidente Giovanni Leone: “Onorevoli colleghi, vi richiamo alla dignità dell’Aula”. Lo conoscevo perché i figli venivano al Nazareno. Girammo alle Terme di Caracalla, d’inverno, in tunica, un freddo».


Gianni Boncompagni

Magalli ricorda Gianni Boncompagni come «la persona più importante della mia vita. Oddio ora si ingelosisce Michele Guardì. Ridevamo come matti, aveva un’ironia unica. Lavorava pochissimo, però metteva sempre la sua zampata». Pippo Baudo invece è stato «un amico, un fratello. A Papaveri e Papere scoprimmo che la coppia funzionava. Sempre in video, avevano creato il Pippometro. Ero la sua “zanzaretta”, lo rimproveravo: “Stai fermo con quelle braccia!”. Intelligente, si lasciava prendere in giro». Spiega anche perché ora non si vede più tanto in giro: «Sono stato male e quando sono tornato i miei programmi li avevano dati ad altri. Dopo 60 di militanza — con Arbore sono l’unico mai andato a Mediaset — mi aspettavo di più. Mica chiedo il sabato sera di Raiuno, bastava una seconda serata. Ri-lavora Renzo, più vecchio di me, torna pure Chiambretti, i giovani virgulti non funzionano, con certi c’è accanimento terapeutico».

Giorgia Meloni

Anche lui, come Pino Insegno, dice di essere amico di Giorgia Meloni: «Ho foto con lei che ci baciamo e ci abbracciamo, però non chiedo niente. Non mi piace mendicare. Le ho solo domandato: “Con chi potrei parlare?”. Risposta: «Mi ha dato il numero di Giampaolo Rossi. Ho chiesto un appuntamento. Mi ha ignorato. Idem Angelo Mellone. “Eh, ricevo 150 richieste al giorno”. Meritavo più rispetto. Ne ho visti decine andare via. Un dg dei meno formidabili, a cui feci un’osservazione, sibilò: “Da quanti anni lavora in Rai, Magalli?”. “Da 18 dg. E ne vedrò altri”. Muto». E Sanremo? «Sarà una trappola mortale, dopo 5 anni di trionfi con Amadeus. Un punto di share in meno e scriveranno che è stato un flop. Alcuni che si propongono lo hanno già fatto ed è andato male, perché insistono? Il Festival è come la prima notte di nozze: se vai bene, hai fatto il tuo dovere. Se vai male, te lo rinfaccerà tutta la vita».

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