Gaza, oltre 100 vittime e centinaia di feriti dopo l’assalto ai camion degli aiuti e gli spari dei soldati. Israele: «Morti nella calca» – Il video

La tragedia all’alba di questa mattina nel nord della Striscia di Gaza. Il bilancio potrebbe aggravarsi

È di almeno 112 vittime e 760 feriti il bilancio del drammatico parapiglia scatenatosi all’alba di questa mattina nel nord della Striscia di Gaza dopo che una folla disperata si è accalcata attorno a un convoglio di aiuti umanitari e l’esercito israeliano ha aperto il fuoco. Il bilancio aggiornato della tragedia è stato fornito nel tardo pomeriggio dal ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas: potrebbe ulteriormente aggravarsi, viene precisato, considerato che molti copri devono essere ancora recuperati. Fonti palestinesi hanno addossato inizialmente la responsabilità della strage direttamente sulle truppe israeliane, accusate di aver aperto il fuoco sui civili. Differente la ricostruzione dei fatti dell’Idf, che ha pubblicato anche le immagini riprese dall’alto della scena: «Alle 4 di mattina un convoglio di 30 camion di aiuti ha superato il check-point dell’esercito nel Wadi Gaza ed in seguito è stato circondato da migliaia di persone. La folla è finita fuori controllo e decine di persone sono rimaste ferite o uccise nella calca, altre sono state travolte dai camion». In un secondo episodio separato, prosegue la ricostruzione dell’Idf, i soldati hanno avrebbero aperto il fuoco in vicinanza del checkpoint «sentendosi minacciati da decine di civili». Secondo la Bbc, i due episodi non sarebbero in realtà slegati: nel caos dell’assalto ai camion di aiuti, secondo le testimonianze raccolte dall’emittente britannica, gli spari dell’esercito israeliano avrebbero creato il panico, con la calca a causare la tragedia.


La preoccupazione della comunità internazionale

Non è la stessa linea degli Stati Uniti, che bollano l’incidente come grave. Lo afferma un portavoce del consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca: «Piangiamo la perdita di innocenti vite umane e riconosciamo la difficile situazione umanitaria a Gaza, dove innocenti palestinesi cercano solo di nutrire le loro famiglie». Nel frattempo l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha risposto duramente alle minacce del premier israeliano riguardo un assalto via terra alla città di Rafah nella Striscia di Gaza. L’attacco, ha detto Turk, andrebbe contro la decisione del più alto tribunale delle Nazioni Unite, la Corte internazionale di Giustizia.


«Una nuova dimensione dell’incubo»

«Non vedo come un’operazione del genere possa essere compatibile con le misure provvisorie restrittive emesse dalla Corte internazionale di giustizia», ha dichiarato davanti al Consiglio per i diritti umani, a cui ha consegnato il rapporto dei suoi servizi sulla situazione nei territori palestinesi. Lo scorso gennaio, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che Israele deve prendere misure efficaci ed immediate per prevenire che nella Striscia di Gaza siano commessi atti di genocidio ai danni dei palestinesi. La Corte dell’Aja era stata chiamata a esprimersi dal Sudafrica sulla possibile violazione da parte di Israele della Convenzione internazionale per la prevenzione del genocidio. E aveva riconosciuto – di fronte alle condizione «disumane» in cui è ridotta da settimane la gran parte della popolazione di Gaza – la necessità di imporre a Israele una serie di misure precauzionali. Ora, «la prospettiva di un attacco terrestre israeliano a Rafah darebbe una nuova dimensione all’incubo inflitto agli abitanti di Gaza», ha denunciato Turk.

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