Tutta la storia di Antonella Viola e del marito che comprano casa per una famiglia: «E il sindacato si è preso il merito»

Nadir Haddadh e Asma Fneiach non riuscivano a trovarla «perché siamo stranieri»

Si chiamano Nadir Haddadh e Asma Fneiach la coppia di cittadini tunisini a cui l’immunologa Antonella Viola ha comprato una casa. Secondo il racconto nessuno a Padova era disposto ad affittargliela ed erano costretti a vivere in auto. Poi sono arrivati Viola e il marito Marco Cattalini. Ma un articolo aveva attribuito il merito a Fillea Cgil, Caritas e Avvocati di Strada. Oggi Asma racconta la vera storia della casa a La Stampa: «Abbiamo due bambini, uno stipendio fisso a fine mese. Eravamo due cittadini alla ricerca di una casa in affitto», premette. Lei e il marito hanno cercato casa per 7 mesi, ma nonostante il contratto a tempo indeterminato nessuno voleva affittarla a due stranieri: «Ci hanno persino restituito un anticipo di 700 euro. Quando abbiamo chiesto il motivo, l’agente immobiliare ci ha risposto che il proprietario non voleva stranieri in casa sua».


L’albergo da 70 euro a notte

I quattro avevano trovato una sistemazione in un albergo a 70 euro a notte. Ma alla fine non ce la facevano a pagare: di qui la decisione di dormire in auto nel quartiere padovano del Sacro Cuore. Nonostante Nadir guadagni 1.600 euro al mese. «Antonella e suo marito ci hanno ospitato a casa loro per un mese e dieci giorni. Poi hanno comprato una casa a Piazzola sul Brenta, che ci hanno dato in affitto. Sono due persone straordinarie», dice Asma. Viola dice al quotidiano che non le fa piacere che la sua vita privata diventi pubblica: «Volevo il riserbo per proteggere me e la mia famiglia». E aggiunge che anche lei aveva diffidenza: «Ma è bastato incontrarsi, guardarsi negli occhi, scambiare due parole per capire che sarebbe andato tutto bene e che questa esperienza avrebbe portato gioia e bellezza nelle nostre vite. E così è stato».


La Cgil e la Caritas

«Ecco perché non credo ci sia nulla di eccezionale in quello che io e mio marito abbiamo fatto: è bastato abbassare le difese per renderlo normale, per riconoscersi simili nei bisogni e nelle speranze, nelle paure ma anche nell’amore», conclude. Prima però ricorda che «un’associazione si è presa il merito del salvataggio». La Cgil si è poi scusata con Viola, addebitando ad un errore di comunicazione il loro messaggio, nel quale si voleva dar conto del fatto che anche la Fillea Cgil si era interessata alla vicenda.

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