Roma, al corteo pro-Palestina insulti a Liliana Segre: «Usurpa il termine genocidio, cieca sul massacro a Gaza» – Il video

Le urla di un attivista al megafono della manifestazione anti-Israele: «Dalla senatrice a vita, e dopo vita, un immortale vittimismo»

Nuova giornata di mobilitazioni in tutta Italia in solidarietà alla Palestina e contro il «genocidio» a Gaza, come s’ostinano a definirlo studenti e attivisti anti-Israele. Nel fervore dei cortei, a Roma finisce nel tritacarne delle critiche pure la senatrice a vita Liliana Segre: proprio per le mancate prese di posizione – a detta dei leader della piazza – contro lo Stato ebraico. «Abbiamo ulteriore prova dell’immortale vittimismo da parte della nostra cara senatrice a vita, e anche dopo vita, Liliana Segre», ha urlato nel megafono uno degli attivisti alla guida del corteo di Roma. La sopravvissuta ai lager di Auschwitz, per l’anonimo urlatore in divisa militaresca e kefiah al collo, «mitifica il termine genocidio, dichiarando che viene usato troppo spesso per ogni cosa, come se fosse un’esclusività, un diritto acquisito di pochi. Lei che ha grandi occhianze e occhiali, ma è cieca di fronte ai medici palestinesi dell’ospedale di Gaza trattati da bestie da macello, denudati e trucidati». Quota d’insulti dal corteo pure per il giornalista David Parenzo, additato come «uno dei capisaldi del sionismo Made in Italy». I manifestanti hanno attraversato le vie della capitale sulle note della canzone “Casa mia” di Ghali, al seguito di un camion su cui campeggiava una foto del premier israeliano Benjamin Netanyahu con quella italiana Giorgia Meloni, le mani sporche di sangue e la scritta “Stop genocidio”. Cori in tono lungo tutto il percorso: «Uccidono le donne, uccidono i bambini, Israele Stato di assassini»; «Contro il governo che ci ha reso un Paese di guerra»; e ancora, «Palestina libera, Intifada fino alla vittoria» e l’immancabile «From the river to the Sea Palestine will be free». Arrivato sotto al ministero dell’Istruzione il corteo se l’è presa poi «contro la repressione del governo, contro i manganelli», ma anche contro «quelli che stanno uccidendo l’istruzione pubblica, gli stessi che stanno facendo la guerra». Raduni nel nome del «cessate il fuoco ora» nelle stesse ore anche a Milano, in piazza San Babila, e a Livorno, per iniziativa del Pd.


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