Finti giornalisti, AI e video deepfake: le nuove armi della macchina della disinformazione del Cremlino

L’inchiesta del New York Times sulle nuove tecniche adottate dalla Russia di Putin per screditare l’Ucraina e far vacillare il sostegno occidentale

La disinformazione creata ad arte dal Cremlino non è certo una novità. C’è una storia però che rischia di diventare la nuova punta di diamante della complessa operazione di controllo dell’informazione orchestrata dal regime di Vladimir Putin. A rivelarla è il New York Times, secondo cui il Cremlino sarebbe arrivato addirittura a creare un falso giornalista d’inchiesta, che lavora a (finte) inchieste con informazioni ottenute dall’intelligenza artificiale. Lo scorso agosto, inizia a circolare il video di un presunto giornalista investigativo. Si chiama Mohamed al-Alawi e si presenta con un grande scoop: la suocera del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha comprato una villa a El Gouna, sul Mar Rosso. La storia, neanche a dirlo, non era vera, ma riesce comunque a fare il giro del mondo. Quattro mesi più tardi, inizia a circolare la notizia che il giornalista in questione, Mohamed al-Alawi, sarebbe stato picchiato e ucciso in Egitto. La colpa? Dei servizi segreti ucraini, si dice dalla Russia. Ma anche in questo caso non viene presentato alcun elemento fattuale che lo dimostra.


False narrazioni

Questi esempi, spiega il New York Times, non sono altro che dimostrazioni della nuova macchina della disinformazione russa, che adotta nuove tecniche, a partire dalla creazione di presunti siti di informazione spacciati per americani ma in realtà gestiti dalla Russia per avvelenare il dibattito pubblico con la propaganda del Cremlino. Su alcune piattaforme, come YouTube, i primi video di al-Alawi sono stati rimossi. Altre, come X e Telegram, stanno facendo ben poco per limitarne la diffusione. Anzi, spesso quei contenuti sono rilanciati da ampie reti di bot che hanno il compito di creare l’impressione che quella storia sia popolare. Il filo rosso che lega molte di queste notizie false è la volontà da parte di Mosca di mettere in cattiva luce la leadership ucraina agli occhi del resto del mondo. È in questo senso che vanno lette, per esempio, altre due storie esemplari. La prima riguarda l’acquisto (inventato) da parte del figlio di George Soros – bersaglio abituale dell’estrema destra e della Russia di Putin – di una discarica di rifiuti tossici in Ucraina. L’altra riguarda un medico africano che avrebbe raccontato di aver prelevato organi di soldati ucraini feriti per trapiantarli nei corpi di ufficiali della Nato.


Lo zampino dell’AI

Il problema, fa notare il New York Times, è che spesso queste false notizie vengano rilanciate anche dai politici occidentali per screditare il supporto all’Ucraina. «Ci sono persone che taglierebbero la previdenza sociale e getterebbero i nostri nonni nella povertà per far sì che uno dei ministri di Zelensky possa acquistare uno yacht più grande?», ha attaccato il senatore repubblicano JD Vance. Il riferimento in questo caso era alla notizia falsa secondo cui il presidente ucraino avrebbe acquistato due yacht da 75 milioni di dollari. Da qualche anno il Cremlino può contare poi su un nuovo alleato nella sua orchestrata macchina della disinformazione: l’intelligenza artificiale. Ne sono un esempio i video deepfake modificati ad hoc per infangare la reputazione di Yulia Navalnaya, vedova del dissidente russo Alexei Navalny, tramite finte relazioni extraconiugali.

Foto di copertina: EPA/Sergei Ilnitsky | Vladimir Putin festeggia il decimo anniversario della riunificazione della Crimea con la Russia (Mosca, 18 marzo 2024)

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