Caso Juan Jesus, la protesta dei giocatori del Napoli: in ginocchio all’ingresso in campo contro il razzismo

Dopo la decisione del giudice sportivo su Acerbi, la società ha deciso di non prendere più parte alle iniziative istituzionali contro le discriminazioni

Gli undici titolari del Napoli contro l’Atalanta, insieme ai calciatori della panchina, al rientro dopo la pausa per le nazionali e gli strascichi per il caso Acerbi-Juan Jesus, si sono presentati all’ingresso in campo davanti al pubblico del Maradona appoggiandosi su un ginocchio. Un gesto di denuncia, e di protesta, che è nato nel 2016 negli Stati Uniti per manifestare contro il razzismo sistemico delle forze di polizia. Il primo atleta a inginocchiarsi, appoggiandosi su una gamba sola, è stato il giocatore di football americano Colin Kaepernick, che eseguì il gesto ribattezzato Taking the knee durante l’inno nazionale quando indossava la maglia dei San Francisco 49ers. I giocatori del Napoli hanno così deciso di protestare contro la decisione del giudice sportivo che ha assolto il difensore dell’Inter Francesco Acerbi, accusato dal collega del Napoli Juan Jesus di avergli rivolto insulti razzisti. Il giudice ha riconosciuto la natura offensiva e minacciosa delle parole rivolte al calciatore, ma ha sottolineato che non vi sono né prove né testimoni degli insulti razzisti. La società ha successivamente annunciato che non prenderà più parte a iniziative istituzionali contro il razzismo: «Continueremo a farle da soli, come abbiamo sempre fatto, con rinnovata convinzione e determinazione», si legge in una nota del club. Parole confermate a DAZN anche dal ds Meluso: «Siamo rimasti delusi dalla vicenda, le manifestazioni contro le discriminazioni le faremo in modo privato».


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