Bimbo in coma per un pezzo di formaggio, il padre: «Ogni giorno ha 30 crisi epilettiche ma l’azienda non è ancora trasparente»

Gli avvocati della famiglia di Mattia Maestri stanno valutando possibili azioni legali per pubblicità ingannevole e frode in commercio

Si chiama Mattia Maestri e aveva solo quattro anni quando nel 2017 è stato colpito dalla malattia di Seu (sindrome emolitico uremica) a causa di un pezzo di formaggio contaminato dal batterio «Escherichia coli Stec» che la famiglia aveva comprato in un caseificio sociale di Coredo, in provincia di Trento. Da allora, Mattia è in stato vegetativo e la famiglia ha iniziato a farsi portavoce della giustizia e della sicurezza alimentare. Dopo che lo scorso 9 marzo l’Azienda per il turismo della val di Non ha conferito il proprio marchio al caseificio di Coredo per la produzione di una specifica varietà di formaggio, la famiglia ha iniziato a battersi per chiederne il ritiro. «Ci stiamo muovendo sia in campo penale che amministrativo», fa sapere il padre Giovanni Battista Maestri al Corriere della Sera. A suo avviso, si tratta di un riconoscimento «irrispettoso» data la tragedia capitata al figlio.


I dubbi sull’azienda

A seguire legalmente la famiglia sono due avvocati, Paolo Chiariello e Monica Cappello, che stanno valutando possibili azioni legali sia amministrative, per violazione del codice di consumo per pubblicità ingannevole, sia penali, per frode in commercio. Vi sono, infatti, anche una serie di dubbi riguardanti la sicurezza alimentare e la trasparenza nella comunicazione. Per la difesa della famiglia Maestri, non sono del tutto trasparenti le pratiche di produzione del caseificio, in particolare riguardo alla modalità di raccolta del latte, che potrebbe aver portato alla contaminazione dei prodotti caseari. La famiglia Maestri mette inoltre in discussione anche le campagne pubblicitarie promosse dal Consorzio dei caseifici sociali trentini (Concast), accusandole di non affrontare adeguatamente i rischi associati ai formaggi a latte crudo.


Il piccolo Mattia oggi: decine di farmaci e crisi epilettiche

Oggi il piccolo Mattia ha 11 anni e, stando al racconto del padre, è ancora in stato vegetativo. Ogni giorno «viene colpito da trenta crisi epilettiche e deve necessariamente assumere quarantasette farmaci». Secondo quanto ricostruito, Mattia è stato intossicato perché «il latte veniva prelevato nelle stalle tramite un tubo che portava alla cisterna del camion. Lo stesso tubo, dopo essere stato a contatto con il letame, veniva immerso nei vasconi del caseificio». Dal canto suo, il Concast (Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini) ha manifestato solidarietà alla famiglia Maestri e ha ribadito il proprio impegno a migliorare la produzione di formaggi, adottando misure più attente e rigorose per evitare che tragedie simili possano ripetersi in futuro.

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