Lo stop della Normale di Pisa alle collaborazioni con Israele, la versione del direttore: «Perché il nostro non è un boicottaggio»

Dopo le polemiche e le critiche dalla ministra all’Università, la risposta del direttore della Normale di Pisa sulla decisione di fermare le collaborazioni di ricerca scientifica con gli atenei israeliani

«Non boicottiamo e non chiediamo a nessuno di boicottare». Lo ha detto il direttore della Scuola Normale di Pisa, Luigi Ambrosio, intervenendo sulla decisione del Senato accademico di rivalutare il bando Maeci Italia-Israele. «In questo momento storico – ha precisato Ambrosio in un comunicato – riteniamo doveroso e urgente promuovere una riflessione non solo interna, ispirata dall’Articolo 11 della nostra Costituzione (che sancisce l’impegno dell’Italia a ripudiare la guerra come strumento di offesa e a promuovere la pace nelle relazioni internazionali, ndr) in merito al rischio di cosiddetto “dual use” – civile ma potenzialmente anche militare – di alcune ricerche scientifiche e tecnologiche». Ed è proprio in quest’ottica, ha sottolineato il direttore, che il 26 marzo scorso è stata approvata la mozione per chiedere «al ministero degli Esteri di riconsiderare attentamente i bandi di cooperazione con tutti gli Stati esteri».


Tuttavia, la Scuola, si legge ancora nella nota, «è e resta aperta alla collaborazione con studiosi e atenei di tutto il mondo. Nella mozione facciamo riferimento a diverse iniziative di studio e confronto, tra le quali il recente stanziamento per assegni di ricerca su tematiche relative allo studio del contesto e del conflitto di Israele e Palestina, per i quali auspichiamo in particolare candidature di studiosi sia israeliani sia palestinesi», ha concluso Ambrosio. Nella giornata di ieri, domenica 31 marzo, la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, aveva bollato la decisione della Normale di Pisa come «profondamente sbagliata perché le università non si schierano con una parte o con l’altra, le università non entrano in guerra. L’università ha un’arma potentissima, la ricerca scientifica, la formazione, che è un’importante e potente arma di pace», era il messaggio della ministra al Tg1, che ha inoltre parlato di «forma di esclusione o boicottaggio» . Per Bernini «la situazione è delicata – ha detto ieri su Rai 1 – perché una minoranza, molto rumorosa, vuole confondere le critiche, anche legittime alle politiche di Netanyahu, con Israele e il popolo israeliano. Sono due cose diverse e chi le vuole confondere – ha concluso – rischia di entrare in una dimensione di antisemitismo o di sentimento anti-occidentale».


«Aperti a collaborare con gli Atenei di tutto il mondo»

Con la mozione di quasi una settimana fa, la Normale di Pisa chiedeva al «al Maeci di riconsiderare il “Bando Scientifico 2024” emesso il 21 novembre 2023 in attuazione dell’accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele». Questo, si leggeva nella decisione di pochi giorni fa, anche alla luce della risoluzione Onu del 25 marzo 2024. Nella stessa mozione, la Scuola rinnovava, inoltre, «la richiesta di rilascio degli ostaggi e di un immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza» e richiama il rispetto da parte delle Istituzioni «dell’art. 11 della Costituzione». Per il direttore della Normale non si tratta, però, di uno stop al bando con Israele. Anzi, la mozione «dice tutt’altro», ha chiarito Ambrosio. «Non interrompiamo nessuna collaborazione (al momento, peraltro, non ne abbiamo di strutturate: ne avevamo per esempio un anno fa), non boicottiamo, e non chiediamo a nessuno di boicottare. Una mozione mirata all’interruzione dei rapporti scientifici con gli atenei israeliani, pur presentata in Senato, non è neanche stata messa in votazione».

E neppure, stando alle parole del direttore, la Scuola prende «posizione nella mozione in merito al conflitto Israelo-Palestinese, a meno che non si voglia ritenere tale la richiesta, che avevamo già espresso con forza a novembre, di rilascio degli ostaggi e del cessate il fuoco, ora posizione ufficiale del Parlamento italiano e del Consiglio di Sicurezza dell’Onu», ha aggiunto. «Auspico che questo mio intervento possa chiarire alcuni equivoci che stanno caratterizzando le discussioni in corso, non sempre sostenute, come richiederebbe la delicatezza di un tema inevitabilmente divisivo, da una lettura completa e attenta della articolata mozione approvata dal Senato Accademico», ha concluso il direttore della Scuola Normale di Pisa.

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