Caso Rupnik: cinque presunte vittime denunciano l’ex padre gesuita al Dicastero della Dottrina della Fede

Si tratta di due persone già note sul caso che coinvolge il mosaicista e altre tre invece non ancora conosciute

Sono cinque le denunce di presunte vittime dell’ex padre gesuita Marko Rupnik depositate oggi al Dicastero della Dottrina della Fede, che segue già un indagine sul prete. Lo scorso ottobre Papa Francesco stesso fece riaprire il caso dell’ex gesuita sloveno e noto mosaicista, disponendo una speciale deroga alle norme sulla prescrizione. Le testimonianze di presunti abusi subiti, secondo quanto appreso da ANSA, sono state depositate dall’avvocato delle donne vittime, Laura Sgrò. Si tratta di due già note, e altre tre non ancora conosciute.


Le denunce

Nei racconti delle cinque presunte vittime si parla di forti «pressioni psicologiche e spirituali». Due di loro hanno reso pubblica la loro vicenda durante una conferenza stampa il 21 febbraio scorso. Le altre tre sono due ex religiose e una religiosa. Una di loro, racconta il suo ingresso nel centro Aletti e i suoi rapporti con l’ex gesuita, sempre più intensi fino a molestie continue sul luogo di lavoro, denominate «love bombing». I rapporti si interrompono nel 2014 quando la religiosa per i traumi psichici riportati ricorre a terapie. La seconda entrò a far parte della Comunità di Loyola in Slovenia nel 1990 all’età di 24 anni. Anche lei sostiene di aver subito violenze progressive, manipolazioni, vessazioni psicologiche, minacce. Una volta, secondo quanto raccontato padre Rupnik le ruppe un dito per dimostrarle la sua «forza». «Ora hai il sigillo permanente della Compagnia di Gesù per sempre», le disse, dopo la violenza. La religiosa lasciò la Comunità nel 1998. La terza presunta vittima conobbe l’ex padre gesuita nel 1980. Denuncia presunte violenze sessuali oltre che le richieste continue di partecipare a esperienze di sesso a tre, da lei sempre rifiutate. «Durante il dialogo e la confessione» in cui lei «gli disse chiaramente che era proprio lui l’origine del suo malessere», Rupnik «si limitò a rispondere che non comprendeva cosa stesse dicendo».


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