La filosofa Donatella Di Cesare andrà a processo per diffamazione: bollò il ministro Lollobrigida come «neohitleriano»

Nuovo caso dopo le accuse della premier Meloni a Luciano Canfora. Per la filosofa il governo «abusa delle querele per tacitare il dissenso»

La filosofa Donatella di Cesare ha annunciato di essere stata rinviata a giudizio in seguito ad una querela per diffamazione presentata dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. «Tutto ruota intorno alla formula “sostituzione etnica” che il ministro ha pronunciato al congresso Cisal il 18 aprile 2023 suscitando molto scalpore – afferma la docente della Sapienza di Roma, balzata agli onori delle cronache di recente anche per il post “benevolo” sulla brigatista Barbara Balzerani -. La sera dello stesso giorno, nella puntata del programma DiMartedì su La7, quando mi è stato chiesto di commentare, ho detto che “il nazismo è stato un progetto di rimodellamento etnico del popolo e il mito complottistico della sostituzione etnica è nelle pagine del Mein Kampf di Hitler“». Prosegue a ricostruire la vicenda la stessa docente di filosofia teoretica: «Jo aggiunto: “Credo che le parole del ministro non possano essere prese per uno scivolone, perché ha parlato da Gauleiter, da governatore neohitleriano”. Questa mia opinione si è basata sui miei studi di anni su questo argomento. Duole constatare – è l’amara conclusione di Di Cesare – che un ministro dal suo posto di potere denunci una privata cittadina». La filosofa, con la mente rivolta forse anche al caso del tutto simile che vede il “collega” Luciano Canfora sotto accusa dalla premier Giorgia Meloni, parla senza mezzi termini di «abuso di querele per tacitare le voci del dissenso intellettuale. Gli esponenti di un governo democratico dovrebbero essere aperti al confronto e rispondere con le parole e i mezzi della discussione pubblica alla critica politica anche aspra. Al contrario qui arrivano querele come manganellate. Non mi faccio tuttavia intimidire. Ho fiducia nella magistratura e mi difenderò in tribunale», conclude. 


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