Caso Pozzolo, chiuse le indagini sullo sparo di Capodanno: per la procura è stato l’unico a sparare

Al deputato di FdI sono contestati reati che vanno dalle lesioni colpose, porto illegale di arma da fuoco e di munizionamento in luogo pubblico o aperto al pubblico, a quello di omessa custodia di armi e accensioni esplosioni pericolose

La procura di Biella ha notificato al deputato di Fratelli d’Italia, Emanuele Pozzolo, unico indagato per il colpo partito la notte di Capodanno a Rosazza, nel Biellese, quando venne ferito Luca Campana, 31 anni, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. A Pozzolo vengono contestati diversi reati: lesioni colpose, porto illegale di arma da fuoco e di munizionamento in luogo pubblico o aperto al pubblico, omessa custodia di armi e accensioni esplosioni pericolose. In una nota, la procuratrice Angela Teresa Camelio ha spiegato: «Le indagini preliminari espletate hanno avuto a oggetto sia l’assunzione a sommarie informazioni di tutte le persone presenti, sia rilievi e accertamenti di carattere tecnico eseguiti nei locali ove si sono svolti i fatti e sull’arma in sequestro detenuta dall’onorevole Pozzolo».


«Reati riconducibili a Pozzolo»

E ancora: «Sin dall’acquisizione delle sommarie informazioni testimoniali da parte della Repubblica e dalla stazione carabinieri di Andorno Micca, emergeva la riconducibilità dei reati provvisoriamente contestati all’onorevole Pozzolo. Con relativa iscrizione dello stesso nel registro degli indagati». La procuratrice aggiunge che «la consulenza tecnica balistica ha accertato la piena sovrapponibilità delle testimonianze delle persone informate sui fatti e quelle della persona offesa. E non ha riscontrato la ricostruzione alternativa fornita originariamente dall’onorevole Pozzolo al momento dei fatti».


La nota della Procura si conclude spiegando: «Nel corso delle indagini preliminari emergeva che la pistola dalla quale è stato esploso il colpo non poteva essere portata in luogo pubblico e aperto al pubblico. Poiché detenuta esclusivamente in regime di collezione. È emerso, da ultimo, che anche il munizionamento detenuto dall’onorevole al momento dello sparo non poteva essere portato in luogo pubblico e/o aperto al pubblico poiché “espansivo”. E pertanto, rientrante nel munizionamento da guerra».

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