Stop al primo Pronto soccorso privato in Veneto, la Asl lo scopre dai giornali e ferma tutto: «Perché non possono farlo»

La Domus Salutis di Verona puntava a offrire un’alternativa alle strutture pubbliche per i «codici minori». La sorpresa dell’azienda sanitaria locale dopo aver letto la notizia sulla stampa locale

Dell’esistenza del primo Pronto soccorso privato in Veneto i responsabili della Ulss 9 nel Veronese lo hanno scoperto solo leggendo i giornali. A poche ore dall’annuncio, il progetto a Legnago della clinica Domus Salutis è stato fermato dalla Regione, che attraverso l’assessora alla sanità Manuela Lanzarin sull’Arena ammette che di quell’iniziativa il suo ufficio sarebbe stato completamente all’oscuro. Secondo Lanzarin, il progetto che prevedeva un’alternativa ai centri di emergenza degli ospedali pubblici non può essere avviata dalla Domus Salutis perché «non ne ha i requisiti».


Cosa dice la legge

Il progetto prevedeva di offrire un servizio per trattare i «codici minori», ovviamente a pagamento. Niente da fare per ora, anche perché spiega la Ulss 9, la struttura di Legnago non è neanche convenzionata con il sistema sanitario nazionale. È quindi partita la segnalazione ai carabinieri del Nas, dopo che la notizia era ormai finita sulla stampa locale. Lanzarin ricorda che, secondo la legge, anche per l’assistenza dei casi di «codice minore», non può esistere un Pronto Soccorso non inserito nella rete dell’urgenza-emergenza. «Non può essere un Pronto Soccorso privato perché non ne ha i requisiti – ha detto l’assessora – Non è strutturalmente in grado di farlo e non è convenzionato. Informare le autorità competenti e i cittadini, a tutela della salute pubblica, è un dovere delle istituzioni»


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