Varriale a processo per stalking e lesioni: «Mi scuso per lo schiaffo ma fu l’unica violenza. Sputi e minacce mai avvenuti»

Al tribunale monocratico di Roma l’ex vicedirettore di RaiSport ammette uno degli episodi contestati ma nega gli altri

Nel processo che lo vede imputato per stalking e lesioni personali davanti al tribunale monocratico di Roma, Enrico Varriale ha ammesso un episodio di violenza contro la ex compagna ma ha negato ve ne siano stati altri. «Se la signora fosse oggi in questa aula le chiederei scusa per lo schiaffo ma non le ho mai fatto altro, mai le ho sputato in viso, mai le ho messo le mani al collo», ha detto in aula l’ex vicedirettore di RaiSport, come riferisce il Corriere della Sera. Sono due le presunte vittime che hanno raccontato episodi di violenza subiti da parte del giornalista. Entrambe sono assistite dall’avvocato Teresa Manente, dell’associazione “Differenza donne”, che ha depositato la chat in questione e portato la seconda vittima, in difesa della prima, in aula. La donna lo ha accusato di averla sbattuta «violentemente al muro, scuotendole e percuotendole le braccia, sferrandole violentemente dei calci», e mentre lei «cercava di rientrare in possesso del cellulare che le aveva sottratto, le afferrava il collo con una mano cagionandole lesioni». L’episodio, secondo la denuncia, sarebbe avvenuto per motivi di gelosia del giornalista nell’agosto del 2021. Davanti ai giudici, Varriale ha raccontato la natura del rapporto con la donna. «Durò nove mesi e fu molto intensa ma i problemi c’erano», la versione del giornalista, «la signora viveva altrove. Avevamo il Covid e lei era sposata. Questo suo matrimonio con un uomo di 25 anni più grande era un problema. Lei manifestava insofferenza verso di lui ma soprattutto lei era gelosa di me. Ci mandavamo qualcosa come cinquanta messaggi al giorno e la distanza era difficile da sopportare». L’ex compagna lo raggiungeva spesso a Pesaro, sempre secondo il racconto di Varriale, che le avrebbe chiesto di dare una svolta alla loro relazione: «Qui si manifestarono problemi. Le dissi che se non fosse venuta a stare da me avrei scelto altre frequentazioni. Le dissi che avrei voluto costruire su basi solide».


Lo schiaffo

Il giornalista continua nella sua ricostruzione degli ultimi giorni della relazione. Il 28 luglio, a casa di lei, la donna gli avrebbe preso e lanciato il computer, accusandolo di tradirla. La coppia parte poi tre giorni in costiera amalfitana, la sera del 5 agosto «torna sull’argomento della gelosia» così Varriale decide di andarsene. La raggiunge la mattina successiva: «Volevo appianare. Lei era in vestaglia. Mentre cercavo di discutere lei chattava con il cellulare. Mi irritava. Glielo dissi. Alla terza richiesta le prendo in mano il cellulare e li accade l’inspiegabile. Mi strappa la maglietta e mi minaccia. Le do uno schiaffo. Oggi mi pento. È stato l’errore più grave della vita». Il giudice gli chiede cosa accadde il 5 agosto, il giorno in cui avvenne la presunta aggressione denunciata dalla donna, ricordando all’imputato le ecchimosi e le abrasioni certificate dai medici che l’hanno visitata e che le hanno trovato i segni alla base del collo. «Non le ho mai tirato un calcio. Andai via. Mi faceva male un occhio. Decisi di andare al Sant’Andrea per farmi vedere l’occhio ma rinunciai quando vidi la coda», ha risposto il giornalista.


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