Def, il Pil cresce (+1%) ma il debito pubblico pure. Giorgetti: «Colpa del superbonus, ma taglieremo ancora il cuneo fiscale» – Il video

Crescita inferiore alle attese, debito sotto al 140% ma in salita nel triennio. Ecco tutti i numeri del documento «light» varato in consiglio dei ministri

Il consiglio dei ministri ha approvato questa mattina il Documento di economia e finanza (Def) in vista della legge di bilancio per il 2025. Un Def “light”, come ampiamente anticipato da ambienti di governo, poiché contiene soltanto i dati di bilancio tendenziali, mentre gli obiettivi programmatici sono rinviati ai prossimi mesi. Ufficialmente, è la tesi dell’esecutivo, nell’attesa che sia chiarito fino in fondo il nuovo quadro di governance economica Ue, ossia i meccanismi di funzionamento del nuovo Patto di Stabilità. Per il 2024, dunque, la crescita del Prodotto interno lordo dell’Italia è prevista all’1%. Stima decisamente più ottimistica di quella di Bankitalia, che vedeva nell’ultima proiezione una crescita dello 0,6% quest’anno, ma meno rispetto alla Nadef, che la vedeva all’1,2%. Riduzione da imputarsi al «quadro internazionale e geopolitico complicato», ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nel 2025, sempre secondo le stime del Def, il Pil dovrebbe salire dell’1,2%, per poi calare lievemente di ritmo: +1,1% nel 2026, +0,9% nel 2027. A crescere invece, ed è questa novità più rilevante rispetto alla Nadef, sarà il debito pubblico. Dopo aver chiuso nel 2023 al 137,3% del Pil, quest’anno per il governo si attesterà a quota 137,8%, ma nel 2025 salirà fino al 138,9% e l’anno successivo a un passo da quota 140% (139,8%). Un’inversione di rotta rispetto al (lento) sentiero di discesa indicato nella Nadef, che stimava però un livello di partenza più alto: 140,1% nel 2024, 139,9% nel 2025, 139,6% del 2026. Piacerà questo cambio di rotta alla Commissione Ue, proprio all’avvio del nuovo ciclo di governance economica del Patto di stabilità “2.0”? Nel dubbio Giorgetti si aliena la responsabilità della scelta: il debito pubblico in risalita «è pesantemente condizionato dai riflessi per cassa del superbonus nei prossimi anni», ha spiegato in conferenza stampa, pur aggiungendo che dopo il 2026 dovrebbe tornare a scendere.


La legge di bilancio che verrà

Dal documento emergerà il «pesante impatto del superbonus sui conti pubblici e sui dati macroeconomici di riferimento», avevano messo le mani avanti già questa mattina fonti di Palazzo Chigi. L’indebitamento netto annuale, sempre secondo il Def, dovrebbe essere pari al 4,3% del Pil quest’anno, per poi calare al 3,7% nel 2025, al 3% nel 2026 e al 2,2% nel 2027. Poche altre le indicazioni significative del Def, considerata appunto la sua natura estremamente “stringata”. Un «regime transitorio», hanno ribadito fonti di governo, dovuto al nuovo quadro entrante, ma ancora del tutto da definirsi, di governance economica Ue. Gli obiettivi programmatici, in sostanza, saranno inclusi non nell’attuale Def ma nel “Piano fiscale strutturale” che sarà inviato alla Commissione europea nel quadro del nuovo dialogo di governance economica «entro il 20 settembre». «Nella fase attuale in cui mancano ancora le indicazioni operative su come dovrà essere impostato il Piano, è stata concordata a livello europeo la possibilità di sospendere le vecchie procedure per evitare di svuotare l’atto politico di contenuto – è la spiegazione fornita – È un processo lineare che si concluderà in tempo per la messa a punto della Legge di Bilancio per il 2025, senza nessun rischio di generare incertezze sui mercati». Un’indicazione di politica economica per lo meno Giorgetti a nome del governo l’ha però data: l’intenzione di replicare il taglio del cuneo fiscale anche nel 2025. «La decontribuzione che scade nel 2024 intendiamo assolutamente replicarla nel 2025, questo è il vero obiettivo che ci poniamo quando andremo a definire il Programma strutturale», ha detto il ministro dell’Economia al termine del Cdm.


Alla caccia di nuove entrate

Resta il fatto che per liberare spazio di bilancio per obiettivi costosi come questo, il governo deve liberare risorse. E Giorgetti lo sa bene. «Ovviamente al ministero stiamo pensando come si possa ulteriormente andare in direzione dei tagli di spesa. Non auspicavamo il disastro del superbonus anche se credo di averlo evocato in questa sede diverse volte. Questo complica il quadro, onestamente», ha detto ancora Giorgetti in conferenza stampa. Indicando anche una possibile strada per far cassa: «Sono assolutamente favorevole a vendere immobili pubblici, bisogna trovare quelli che li comperano ad un prezzo in qualche modo giusto, equo e remunerativo. Stiamo lavorando in questo senso, è chiaro che buona parte del patrimonio pubblico che generava reddito è già stato alienato in altra epoca».

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