Nicola Gratteri: «Così le mafie sfruttano il dark web e i social per condizionare la società. E la politica è in ritardo»

L’allarme del procuratore di Napoli: sfrutteranno i soldi e l’intelligenza artificiale, Ma hanno bisogno di pubblicità per esistere

La mazzetta da mille euro esisterà ancora. Ma sarà sempre più marginale. Perché le mafie saranno in grado di condizionare il modo di pensare e agire delle persone. Attraverso i soldi e l’Intelligenza Artificiale. Perché la politica arriva sempre tardi. Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri in un articolo sul Fatto Quotidiano parla di come le organizzazioni criminali, con la ‘ndrangheta in testa, conquistano spazi grazie a internet e ai social media. Comprando droga e pagando in bitcoin. Mentre le istituzioni le rincorrono scontando ritardi organizzativi che potrebbero farci perdere la guerra. «Le mafie esistono perché il potere e l’economia hanno bisogno delle mafie», spiega Gratteri. Le mafie si comportano «esattamente come un’azienda», perché «hanno bisogno di pubblicità per esistere».


I social network

Prima se la facevano comprando squadre di calcio o ristrutturando chiese. Oggi hanno cominciato ad agire sui social network. I primi sono stati i messicani su Facebook. Ora sono i camorristi a dare spettacolo di sé stessi. Sulle app vediamo i loro figli «con vestiti firmati, orologi d’oro e macchine di lusso, come a dire: “Siamo il modello vincente, vieni con noi e diventerai ricco come noi”». Oggi il palco più ambito è TikTok. Mentre le indagini diventano sempre più complicate proprio grazie agli strumenti informatici che usano i boss. Gratteri racconta di un broker tedesco arruolato dalla ‘ndrangheta che faceva transazioni per milioni di euro in venti minuti usando tre banche in tre continenti diversi. Mentre gli hacker si mettono al servizio delle organizzazioni. In Romania e in Bulgaria esistono agenzie che li reclutano per ‘ndrangheta e camorra.


La banca online e la moneta elettronica

Gratteri racconta anche di una banca online con seimila clienti e sedi in Lituania e Lettonia controllata dalla ‘ndrangheta che così è riuscita a pulire 3,6 miliardi di euro. «Nelle sedi di queste banche abbiamo trovato della tecnologia che la nostra polizia giudiziaria non ha, perché non è mai stata acquistata. Un solo strumento di questi – mi pare fosse israeliano – costa 5 milioni di euro e serve a impedire le intercettazioni, a schermare i luoghi fisici», spiega. La ‘ndrangheta invece estrae bitcoin in decine di siti: «Abbiamo visto dei criminali, parliamo di punte d’élite, in grado di comprare 2.000 chili di cocaina senza muoversi dal computer. Senza andare sul campo, senza incontrare nessuno». Oggi l’élite mafiosa è in grado di comprare 2 mila chili di cocaina «senza spostarsi dal divano».

Il dark web

Così come possono acquistare 40 chili di oro o ordinare droga da far arrivare ad Amsterdam, Rotterdam o Anversa pagando con moneta elettronica. Tutto ciò è possibile perché l’Europa e l’Italia spendono troppo poco in sicurezza informatica e in tecnologia. «Ci sono organizzazioni criminali in grado di farsi costruire piattaforme digitali come un nuovo WhatsApp o un nuovo Telegram, solo per interloquire tra di loro», mentre la nostra polizia giudiziaria è indietro dal punto di vista tecnologico. «Allora per l’Italia c’è tanto da fare. Il problema è politico: sia nazionale che europeo che mondiale. Perché il futuro delle mafie sarà questo».

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