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Roma, furto da 300 mila euro in villa all’Aurelio. Famiglia in ostaggio con le pistole puntate: «Ho temuto di perdere i miei figli»

Un colpo ben organizzato: cancellate le immagini di 80 telecamere, i ladri hanno portato via orologi, borse, gioielli e contanti

Trecentomila euro, forse di più, è l’ammontare del bottino sottratto nella villa dell’imprenditore Stefano Proietti. Il costruttore, 60enne, risiede nel residence “Le Ville” di Aurelia, a Roma Ovest. Sfondate le finestre blindate con un piccone, un comando di almeno sette uomini con passamontagna ha fatto irruzione nella casa alle 9 di sera di lunedì 8 aprile. Sottratti Rolex, Patek Philippe, borse di Hermes, Chanel, 27 mila euro di contanti e gioielli. I beni si trovavano nascosti in una stanza blindata, nascosta dietro un muro. Non è bastato. L’uomo, sua moglie, i figli di 11 e 16 anni e una coppia di collaboratori domestici, a turno, sono stati portati in giro per la casa dai ladri. Sotto la minaccia delle armi puntate, hanno rivelato dove si trovavano gli oggetti preziosi. A una giornalista di Repubblica, Proietti racconta cosa ha vissuto in quei «50 minuti da incubo». Lo fa passeggiando a bordo piscina, tra una serie di sculture di valore – quelle non trafugate – di cui una è di De Chirico. «Ciò di più prezioso che ho dentro questa villa è la mia famiglia. Ho temuto di perderla».


Il figlio di 11 anni trascinato

Il momento più brutto è stato, dice, quando il figlio di 11 hanno è stato preso dalla sua cameretta e gli è stata puntata contro una pistola. «Ho sentito le sue urla, credevo stesse litigando col fratello maggiore. Invece erano loro – i ladri – che prima sono andati da lui e dall’altro mio figlio, li hanno prelevati dalle camere e li hanno portati nella nostra stanza insieme ai miei cari collaboratori filippini, sequestrati per primi in giardino da cinque di loro. Per fortuna il terzo figlio è a Londra». Proietti traccia una descrizione dei malviventi, «vestiti di nero e con guanti in lattice alle mani». Sul petto avevano delle ricetrasmittenti «di alta tecnologia» con le quali comunicavano tra loro, con un accento dell’Est Europa. «Erano dei professionisti, non hanno danneggiato nulla tranne la porta finestra blindata che volevano scardinare, sono arrivati alla stanza blindata e l’hanno svuotata di tutto».


«Non chiamate nessuno perché vi ammazziamo tutti»

L’imprenditore è convinto che i ladri abbiano avuto una soffiata, forse delle diverse maestranze che negli anni sono entrate nella villa per la manutenzione: «Erano informati su tutto. Hanno preso i picconi dal giardino per aprire tutte le casseforti nelle stanze anche se gli ripetevo che tutto l’oro era nella stanza blindata». Proietti non si dice insospettito dalla malattia del vigilante della guardiania interna al residence. L’allarme della casa allora? «Non era inserito perché c’erano ancora i domestici in servizio». I ladri hanno colpito proprio mentre stavano terminando il turno di lavoro. Inutile anche il sistema di videosorveglianza: «Ho 80 telecamere in casa e non sono servite a nulla. Uno di loro a un certo punto mi ha trascinato dentro la stanza delle registrazioni. Ha posato la pistola e ha estratto un coltellaccio. Mi ha detto: “Dimmi come si spegne questa roba altrimenti ti ammazziamo”. Ma se io avessi staccato sarebbe partito l’allerta alla polizia. Gli ho detto “Ho tre figli, per piacere”. Sembrava un film. Alla fine hanno staccato i fili dei sei impianti e quindi non ci sono immagini e ci hanno detto: “Rimanete in camera mezz’ora. Non chiamate nessuno perché vi ammazziamo tutti”. Noi dentro la stanza, tutti abbracciati, dopo qualche minuto abbiamo lanciato l’allarme».

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