Umberto Bossi e i 40 anni della Lega: «Salvini ha perso la base, serve un altro leader»

Il Senatur stronca il segretario del Carroccio alla festa a Gemonio. La replica di Crippa: «Salvini ha fatto la storia del partito»

La rimpatriata tra i fondatori del primo nucleo della Lega, che vide la luce 40 anni fa esatti, si è trasformata oggi in un vortice di accuse e ripicche contro chi quella storia l’ha raccolta, l’attuale segretario Matteo Salvini. «Alla Lega serve un nuovo leader che vada nella direzione dell’autonomia, che rimetta al centro la questione settentrionale», ha attaccato il fondatore del movimento Umberto Bossi accogliendo a Gemonio decine di militanti e dirigenti della prima ora. 82 anni, il volto segnato dall’età e dai postumi dell’ictus che lo colpì vent’anni fa, nel marzo 2004, Bossi non si è negato alla “sua” analisi del momento politico, del Carroccio e del Paese. «Salvini ha preso la sua strada: ciascuno prende la sua strada, ci vuole un po’ di testa. La Lega di allora era radicata nella base popolare, in consiglio a Varese si parlava in dialetto. Se le radici sono forti, è difficile che si fermino. Sicuramente abbiamo fatto un grande sforzo, era un mondo diverso, c’era necessità di nuovo e chiunque avesse intuito politico l’avrebbe capito. Lì siamo nati noi. Oggi serve un’altra spallata per cambiare le cose, la Lega deve essere uno sprone». Con un altro leader al posto di Salvini dunque, che da mesi pare ormai schiacciato in un difficile ruolo di comprimario della premier Giorgia Meloni. Bossi chi vedrebbe al posto suo? Magari il militante di sempre e attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti? «Giorgetti è uno bravo, ma non dico niente se no lo massacrano. Se la base non approva i programmi, non vai da nessuna parte. Diventa una bolla di sapone».


Accuse e nostalgie

A interpretare il pensiero del leader di un tempo, anche con toni meno diplomatici, alcuni dei suoi uomini storici presenti a Gemonio per il 40ennale della Lega, festeggiato con una torta al cioccolato: «Salvini è un traditore, da dodici anni la Lega non esiste più: ha tradito tutti i nostri ideali», la valutazione di Modesto Verderio, militante storico e primo autista di Bossi e tra i primi militanti della Lega. Mentre per Paolo Grimoldi, fondatore dei Giovani padani, ex segretario della Lega Lombarda e coordinatore del Comitato Nord fondato da Bossi, «Salvini deve fare un passo di lato e lasciare la battaglia autonomista a chi ci crede ancora, ai tanti movimenti autonomisti che stanno nascendo. Salvini è ministro, faccia il ministro». Tra gli ex dirigenti della Lega ora in rotta di collisione con l’attuale leadership, presenti a Gemonio anche l’ex ministro Roberto Castelli, l’altro fondatore della Lega Lombarda Giuseppe Leoni e l’ex parlamentare Dario Galli.


Difesa d’ufficio

Gli appelli a Salvini a farsi da parte trovano però immediatamente il muro di gomma di via Bellerio. «Faremo le valutazioni quando ci sarà il congresso», allontana gli spettri il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa: «Io esplicito il mio voto, se si candida Salvini io voto Salvini. Perché secondo me senza Salvini in questo momento non esisterebbe più la Lega». Rancori con chi lo ha preceduto alla guida del partito? Zero, almeno ufficialmente. Sono i giorni del 40ennale, e la dirigenza predica continuità: «Bossi ha creato la Lega, Maroni l’ha salvata e Salvini l’ha rilanciata – ragiona Crippa -. Siamo arrivati al 35% con Salvini e tra poche settimane si approva l’Autonomia. Quello che ha fatto Salvini rimarrà nella storia della politica e della Lega».

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