Ecco perché l’ex presidente dell’Istituto Koch non ha mai detto che «la pandemia è stata una invenzione»

L’ex direttore dell’Istituto Koch in Germania non ha mai negato l’emergenza sanitaria dovuta alla Covid-19

Circolano su Facebook (per esempio qui e qui) delle affermazioni attribuite all’ex presidente dell’Istituto Koch tedesco, il quale avrebbe ammesso che la pandemia di Covid-19 sarebbe stata una invenzione. Vediamo di cosa si tratta realmente.

Per chi ha fretta:

  • Circolano diverse condivisioni dove si sostiene che l’ex direttore dell’Istituto Koch in Germania avrebbe detto che la pandemia è stata una invenzione.
  • È vero che l’Istituto su decisione di un tribunale ha dovuto “desecretare” mille pagine di documenti sul primo lockdown tedesco, ma da nessuna parte si nega l’esistenza della pandemia.
  • Non risultano affermazioni negazioniste dell’emergenza sanitaria nemmeno da parte dell’ex direttore dell’Istituto.

Analisi

Generalmente le condivisioni con le affermazioni attribuite all’ex presidente dell’Istituto Koch provengono dallo screen del seguente testo, che riportiamo integralmente, refusi inclusi:

Crolla l’Istituto Koch tedesco: la pandemia è stata una invenzione.
L’Istituto Kock di Berlino è, grosso modo, l’equivalente dell’Istituto Superiore di Sanità. Il suo ex Presidente ha vuotato il sacco: falsi i dati della scorsa pandemia di “coso19” e utilizzo della violenza contro chi cercava la verità
Con la Germania cade un altro tassello della controffensiva che è pienamente in corso.
La vera svolta sarà la caduta dell’Italia, il Paese che è stato scelto quale incubatore della falsa pandemia, nonché Paese guida delle strategie vaccinali in occidente e nel mondo.

Cosa ha detto realmente l’ex presidente dell’Istituto Koch

Una di queste condivisioni sull’ex presidente dell’Istituto Koch reca come “fonte” un post del 25 marzo scorso, dal titolo «Gestione della pandemia: pubblicati in Germania i protocolli Covid che fanno discutere». Riguarda «la pubblicazione dei verbali del team di crisi del Robert Koch Institut», relativi alla gestione del primo lockdown. Tale operazione è avvenuta «su decisione del tribunale, dopo che la rivista Multipolar aveva intentato una causa contro l’istituto».

Come riporta la stessa autrice del post, si tratta di una «rivista vicina agli ambienti complottisti di destra e le teorie che normalmente propone non sono prese in seria considerazione dagli altri media tedeschi». Uno dei suoi autori, Paul Schreyer, è noto soprattutto per i libri cospirazionisti sugli attentati dell’11 settembre 2001. Ma, secondo quanto riportato nella narrazione, anche testate giornalistiche autorevoli tedesche, come ZDF Heute e Der Spiegel nell’esaminare le mille pagine di documenti avrebbero parlato di rivelazioni «politicamente esplosive».

La narrazione prosegue ricordando che l’allora presidente dell’Istituto Koch era Lothar Wieler, affiancato dal suo vice Lars Schaade. A prescindere dalle legittime critiche sui metodi adottati, il testo non riporta mai affermazioni come quelle riportate nelle condivisioni, né attribuisce a Wieler o Schaade chissà quali sconvolgenti rivelazioni su una “pandemia inventata”. Anche le fonti giornalistiche citate non riportano niente di tutto questo.

Del caso si era già occupato il collega Michelangelo Coltelli su Butac lo scorso 29 marzo, risalendo alle prime origini del testo copia-incolla attualmente in circolazione. Tutto deriva da una distorsione delle affermazioni pronunciate dall’ex direttore dell’Istituto Koch durante una intervista all’agenzia di stampa tedesca Tages Schau, dove Wieler si limita a criticare il modo in cui è stata gestita l’emergenza sanitaria, ben lungi dal negare la reale esistenza della pandemia che l’aveva causata.

Conclusioni

Non esistono fonti dove l’Istituto Koch o il suo ex direttore Lothar Wieler ammetterebbero che la pandemia di Covid-19 e la relativa emergenza sanitaria sarebbero state inventate. Sono state distorte delle critiche sulla gestione politica e amministrativa della crisi.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Facebook per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Leggi anche: