Scontri a La Sapienza, gli studenti si incatenano e iniziano lo sciopero della fame

Intanto, davanti al tribunale, si svolge un sit in per protestare contro l’arresto di due manifestanti, accusati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale

Dopo gli scontri a La Sapienza di ieri, 16 aprile, non si è placata la tensione tra studenti e dirigenza dell’ateneo romano. Nel cuore dell’università prosegue da tre giorni il presidio con le tende e oggi la protesta è salita di livello, con alcuni ragazzi che si sono incatenati e hanno dato avvio a uno sciopero della fame. «Il nostro Paese non è ancora disposto ad adoperarsi per costruire le condizioni per la pace, ma non c’è più tempo», si legge in un appello, con riferimento all’attacco di Israele nella Striscia di Gaza. «Siamo incatenati e in sciopero della fame davanti al rettorato della Sapienza perché è dalla più grande università d’Europa che, ottenere un passo indietro da chi è complice di un genocidio, può produrre un importante cambiamento». La manifestazione di dissenso, che si rivolge principalmente alla rettrice Antonella Polimeni e al senato accademico, cerca simpatie tra «tutti coloro le cui coscienze sono scosse dalle terribili immagini del genocidio in corso a Gaza, dalla preoccupante condizione in cui versano tutti i territori palestinesi sotto attacco continuo, e dalla possibilità sempre più reale di una escalation generalizzata della guerra in Medio Oriente e non solo».


Prosegue il comunicato: «Siamo arrivati alla scelta di questa forma di protesta non violenta, dopo mesi di una mobilitazione eterogenea e diffusa che ha visto in diversi settori della società una presa di posizione netta contro le guerre, per un cessate il fuoco, per fermare l’escalation in corso che rischia di trascinare il mondo in una terza guerra mondiale a pezzi. A tutto questo però è corrisposto soltanto un preoccupante avvitamento antidemocratico che nei casi più estremi si è tradotto anche in manganelli e violenza repressiva su studenti e studentesse, tanti gli ultimi eventi noti. Il nostro Paese non è ancora disposto ad adoperarsi per costruire le condizioni per la pace, ma non c’è più tempo di aspettare». Intanto, domani, la Conferenza dei rettori delle università italiane dovrebbe affrontare – anche se non è inserito nell’ordine del giorno – il casus belli delle proteste, ovvero il bando della Farnesina per la stipula di collaborazioni tra le università italiane e quelle israeliane. Invece bisognerà attendere il 24 aprile per la riunione di un comitato ad hoc che affronterà il tema dell’ordine e della sicurezza negli atenei: vi parteciperanno il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e la ministra dell’Università Anna Maria Bernini.


L’udienza dei due studenti arrestati dopo gli scontri di ieri

Alcune decine di studenti, la mattina del 17 aprile, si sono riunite in un sit-in davanti al tribunale di Roma a piazzale Clodio per manifestare solidarietà ai due ragazzi arrestati ieri durante gli scontri a La Sapienza. Oggi è in programma l’udienza direttissima nei confronti dei due. La procura contesta i reati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. «Riteniamo questi arresti una iniziativa gravissima e siamo qui per ribadire solidarietà ai nostri amici perché quanto avvenuto ieri è inaccettabile. Ieri chiedevamo lo stop immediato degli accordi Italia-Israele ma nessuna risposta è arrivata dall’università. Gli scontri sono stati violenti ed immotivati, noi ci stavamo muovendo in maniera pacifica ma oramai in questo paese c’è un clima di repressione», fa sapere all’Ansa Giulio di Potere al popolo. I fermati sono un 29enne e una 27enne. La seconda è accusata di aver ferito un dirigente del commissariato di San Lorenzo durante un’irruzione degli studenti.

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