Scontri a La Sapienza tra studenti e polizia per il no al boicottaggio di Israele: 2 arresti. La condanna di Meloni: «Non è manifestare, è delinquere»

L’università non ha interrotto la collaborazione internazionale e sono esplose le tensioni dentro e fuori la città universitaria

Pomeriggio di tensioni e forti contestazioni a La Sapienza di Roma, dove gli studenti hanno manifestato in corteo contro la decisione del Senato Accademico di non interrompere le collaborazioni con Israele, sulla scia di quanto avvenuto in altre università. Negli scontri successivi con la polizia sono state arrestate due persone. Il primo studente è stato arrestato per aver danneggiato un’auto della polizia, poi è stata arrestata una studentessa per aver aggredito un agente davanti al commissariato, dove il corteo si era spostato per protestare contro il primo fermo. Appreso del voto dell’organo collegiale universitario, un gruppo di studenti è tornato davanti al rettorato per manifestare il proprio scontento, urlando gli slogan: «Vergogna» e «Assassini». Dopo qualche minuto di tensione, il corteo è uscito dalle mura della città universitaria e su viale Regina Elena sono stati bloccati dalle forze dell’ordine, schierate in assetto anti sommossa. Gruppi organizzati e collettivi hanno fatto sapere che due studenti sono stati fermati e altri ancora sarebbero rimasti feriti per le manganellate, per questo si sono riuniti davanti al commissariato in piazzale Verano in attesa che vengano rilasciati. Secondo la Questura, i disordini sono iniziati con la protesta davanti al rettorato e sono proseguiti intorno alla città universitaria.


Le reazioni

In serata è arrivata a dichiarazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha condannato quanto avvenuto a La Sapienza. «Devastazioni, aggressioni, scontri, assalti a un Rettorato e a un Commissariato, con un dirigente preso a pugni. Questo non è manifestare, ma delinquere», ha twittato la premier esprimendo la sua vicinanza ai familiari degli agenti feriti. Di tutt’altro segno il comunicato dei manifestanti. «La risposta del Senato alle nostre richieste è vergognosa. E sono vergognose le cariche della polizia», hanno scritto i collettivi sui social. E le stesse parole sono state utilizzate anche dalla ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini per criticare le azioni degli studenti: «La mia vicinanza alla rettrice, Antonella Polimeni. Quello che sta accadendo all’Università La Sapienza è vergognoso. La protesta legittima non può mai sfociare in violenza e prevaricazione». Bernini ha quindi espresso il suo apprezzamento per la decisione del Senato accademico: «La decisione del Senato evidenzia che la comunità accademica non accetta imposizioni da una minoranza che vorrebbe isolare le università italiane dal contento internazionale. La ricerca non si boicotta». Il ministro dell’Interno Piantedosi ha espresso solidarietà per i poliziotti rimasti feriti, seguito dal presidente del Senato La Russa. E anche Renzi ha preso posizione contro gli studenti: «Hanno tentato di assaltare il rettorato e un commissariato, hanno danneggiato le auto, hanno picchiato un servitore dello Stato perché dirigente di Polizia. Questi studenti parlano di pace ma usano la violenza: non stanno difendendo la causa palestinese, stanno violentando le istituzioni italiane. Parlano di antifascismo ma sono per primi loro violenti e fascisti».


Il no del Senato accademico

Il Senato Accademico dell’Università La Sapienza di Roma esprime «dolore e orrore per l’escalation militare e per la conseguente crisi umanitaria in corso in Palestina», ma non interromperà la collaborazione con Israele. «Rifiutiamo l’idea che il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale, la rinuncia alla libertà della didattica e della ricerca, e la negazione delle associate responsabilità di ogni singolo ricercatore possano favorire la pace e il rispetto della dignità umana». È ciò che si legge nel documento redatto al termine della seduta congiunta, da Senato Accademico e dal Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo romano che hanno, inoltre, sottolineato il carattere universalistico e libero della ricerca scientifica. La Sapienza si impegna a favorire «la discussione, il confronto e la libera espressione del dissenso, purché non diventi prevaricazione – si legge -. In particolare nel documento è stato ribadito l’impegno alla realizzazione di corridoi umanitari e di ulteriori azioni di accoglienza, sostegno e solidarietà per le comunità accademiche coinvolte dal conflitto».

«Università gratuita per gli studenti residenti della Striscia di Gaza»

L’Ateneo romano intende, inoltre, promuovere l’attivazione del Dottorato nazionale di Studi per la Pace, l’adesione al partenariato con An-Najah National University, Unimed e Palestinian Student Scholarship Fund (PSSF) per il completamento dell’istruzione universitaria gratuita degli studenti residenti nella Striscia di Gaza. Ma non solo: La Sapienza, fanno sapere Senato Accademico e Cda dell’Università, si impegnerà «a destinare una quota del budget per il finanziamento di visite di studiosi provenienti dalle zone del conflitto in Medio Oriente. È inoltre stato confermato l’impegno affinché la libertà della ricerca e dell’insegnamento trovino spazio all’interno dei confini etici definiti dai valori costituzionali e specificati dalla normativa, dallo Statuto e dal Codice Etico dell’Ateneo», scrivono ancora nel documento. A tal fine l’Università, fanno ancora sapere, «si è dotata di organi di garanzia tra i quali il Comitato per la Ricerca transdisciplinare, istituito nel 2021 e il cui regolamento affronta anche il tema dei possibili usi distorti della ricerca».

La protesta degli studenti

Al termine della seduta congiunta, un gruppo di studenti in corteo – ritornati davanti all’ingresso del rettorato – hanno gridato slogan contro la rettrice Antonella Polimeni e il Senato accademico: «Vergogna, Vergogna», hanno urlato. In mattinata era partito il corteo dal pratone dell’Ateneo per chiedere l’interruzione della collaborazione scientifica con Israele. «In tutta Italia gli studenti si stanno mobilitando, c’è una comunità che non vuole sporcarsi le mani di sangue. La rettrice ed il Senato accademico devono dimostrare che vanno tagliati i ponti con la guerra, solo così si possono costruire ponti per la pace», era il messaggio di Filippo Girardi di «Cambiare Rotta» prima della delibera dell’organo collegiale.

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